Arriva la «superenergia» che rivoluziona la fisica

Al Cern, nel più grande acceleratore del mondo, le prime collisioni di particelle a 13mila miliardi di elettronvolt

G razie al superacceleratore del Cern la scienza compie il primo passo in un Nuovo Mondo. O meglio in un mondo antichissimo che sta alle origini dell'universo oltre 13 miliardi di anni fa.

Quello compiuto dal Large Hadron Collider, LCH, la macchina «prodigio» che ha permesso ai fisici di acciuffare il Bosone di Higgs, la particella di Dio teorizzata nel 1964 e imbrigliata nel 2012 a Ginevra, è dunque un passo decisamente complesso che entra in astratto anche nella quarta dimensione, ovvero quella del tempo teorizzata da Einstein.

Per la prima volta infatti l'uomo è stato in grado di provocare collisioni tra protoni con un'accelerazione mai raggiunta prima, 13mila miliardi di elettronvolt, ovvero il doppio di quella che fu necessaria per catturare la particella di Dio.

LHC è stato fermo quasi due anni per manutenzione e ora riprende la sua attività con una potenza superiore per un progetto che prevede tre anni di attività e raccolta dati. «Dopo un lungo stop necessario al consolidamento delle infrastrutture, LHC inizia oggi a produrre stabilmente collisioni protone - protone alla più alta energia mai raggiunta, 13 Tev dopo il miglioramento degli apparati per affrontare la nuova energia e le elevate intensità previste nel RUN2-spiega Francesco Forti che coordina il comitato di controllo del progetto- Cercheremo di individuare il più rapidamente possibile gli eventuali segnali di nuove particelle». Lungo la pista magnetica, la beam pipe , che si trova a 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera, vengono lanciati pacchetti di protoni che poi si scontrano dando luogo ad una materia sconosciuta con l'obbiettivo dichiarato questa volta di catturare la materia oscura che rappresenta un quarto del nostro universo.

Dunque la ricerca del Cern riparte dal Bosone di Higg che rappresenta la chiave di una Nuova Fisica, come spiega Fernando Ferroni, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. «Gli scienziati sono abituati a lavorare ai confini della conoscenza, i fisici lo sanno bene, soprattutto dopo aver messo le mani alla fine di una caccia durata mezzo secolo su bosone di Higg, - spiega Ferroni -. Una scoperta che lungi dal rappresentare un punto di arrivo per la fisica moderna è piuttosto uno stargate, un vero e proprio portale verso la Nuova Fisica oltre il cosiddetto Modello Standard».

Il compito di raccogliere i dati spetta ai quattro giganti di Ginevra: ATLAS, CMS, ALICE E LHCb. Congegni dalle dimensioni imponenti che piazzati in punti strategici lungo l'anello di 27 km sono in grado di raccogliere quel che scaturisce dalle collisioni:materia fino ad ora sconosciuta perchè mai riprodotta in un esperimento controllato dall'uomo.

Grandissima la soddisfazione per Fabiola Giannotti (designata direttore del Cern pochi mesi fa entrerà ufficialmente in carica nel 2016), che sottolinea il contributo italiano con la prensenza di 1500 fisici che collaborano agli esperimenti. Dopo essere stata una dei protagonisti nella scoperta del bosone di Higgs ora annuncia «un passo storico per la fisica e la tecnologia» che permetterà di esplorare territori sconosciuti.

«Le collisioni a questa energia ci permettono di affrontare questioni di fisica fondamentale - spiega la Giannotti -.

Cercheremo di capire la natura della materia oscura e perché l'Universo sia fatto prevalentemente di materia. Nonostante dal Big Bang sia stata prodotta la stessa quantità di antimateria non si sa spiegare perché abbia prevalso la materia».

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