Coronavirus

La "fine" di AstraZeneca: cosa accadrà con le dosi

L'Ue non rinnova (ufficialmente) il contratto con AstraZeneca per i ritardi nelle forniture delle dosi. Sì, invece, a Pfizer: opzionate 1,8 miliardi di dosi per i prossimi due anni

La "fine" di AstraZeneca: cosa accadrà con le dosi

Dopo la notizia con cui l'Unione Europea ha deciso di non rinnovare il contratto ad AstraZeneca si aprono vari scenari ed ipotesi: cosa accadrà, adesso, al vaccino anti-Covid più discusso e perché si è deciso di non rinnovare?

"Contratto in vigore fino all'ultima dose..."

Il commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, aveva recentemente dichiarato in maniera sibillina di non aver rinnovato "l'ordine dopo giugno. Vedremo che succede". Poche parole ma chiare ed asciutte con cui l'Ue ha fatto sapere la propria posizione sulle fiale anglo-svedesi. Il contratto attuale scadrà alla fine del mese di giugno. La preoccupazione, adesso che la campagna vaccinale è a regime in Italia ed in tutta Europa, che possa venire a mancare un'arma anti-Covid proprio nel periodo più delicato, quella dell'immunizzazione di gregge, non deve spaventarci perché la Commissione ha indicato che "il contratto di AstraZeneca con l'Ue resta in vigore fino a quando non verrà consegnata l'ultima delle dosi concordate". Lo ha dichiarato un portavoce della Commissione europea per fare chiarezza sulla "scadenza del contratto e il suo rinnovo. Nel contratto è prevista la consegna di un certo numero di dosi nel 2021 e dev'essere rispettato", ha aggiunto.

Il perché del mancato rinnovo

Insomma, le consegne previste per il 2021 restano le stesse: all'Italia mancano ancora 40 milioni di dosi a fronte delle 6 milioni e 700mila ricevute fino a questo momento. Dal prossimo anno, addio. Anche se non viene detto apertamente, è probabile che la maggiore affidabilità dei vaccini ad Rna messaggero come quelli di Pfizer e Moderna (prossimamente arriverà anche il tedesco CureVac) fanno propendere per una linea diversa da quella attuale anche se, ufficialmente, l'Ue fa sapere che alla base della decisione ci sono i problemi di consegna che l'azienda ha avuto nei primi mesi dell'anno. "Si tratta di un vaccino molto interessante e molto buono", ha detto Breton. Problemi per i quali la Commissione ha anche aperto un contenzioso legale perché sono state consegnate 30 milioni di dosi nel primo trimestre mentre, per il secondo, aveva annunciato la distribuzione di 70 milioni di dosi.

Si punta su Pfizer

Alcuni indizi forniscono, comunque, una prova. Anche Pfizer e Moderna hanno avuto lentezze e ritardi di consegna, ma da questo punto di vista l'Ue sembra molto più "magnanima", tant'è che Ursula Von der Leyen ha annunciato la conclusione di un accordo con Pfizer per la fornitura di ulteriori 1,8 miliardi di dosi, di cui 900 milioni per il 2022 e altrettante per il 2023. A fronte di una popolazione europea di circa 750 milioni di abitanti, le fiale attese saranno più del doppio per consentire tutti i richiami necessari (con una dose) e la possibilità di vaccinare con due dosi chi non avesse ricevuto, in precedenza, il vaccino dell'azienda Usa.

I cambiamenti su AstraZeneca

Prima soltanto agli Under 55, poi gli Under 65, adesso la regola è che viene consigliato solo per chi ha più di 60 anni anche se il Commissario per l'emergenza Figliuolo vorrebbe riportarlo anche a tutti gli Over 50 per consentire ai cinquantenni la copertura vaccinale con le prenotazioni attive da oggi per questa fascia d'età e per non "buttare" tutte le fiale finora inutilizzate e chiuse nei frigo a causa di uno scetticiscmo generale sempre più forte: in Sicilia, ad esempio, sono migliaia i cittadini che rifiutano di farsi vaccinare con AstraZeneca per paura degli effetti collaterali. Come riporta Repubblica, alcuni presidenti delle realtà locali dove non c'è questo problema hanno chiesto di avere le dosi non utilizzate per i loro cittadini: la struttura commissariale, però, ha risposto di no perché ritiene sempre valido il principio che prevede la consegna di un numero di dosi legato agli abitanti di ogni Regione.

Paura dovuta ai tanti dietro-front

Questo vaccino non ha trovato pace sin da quando è nato: il 15 marzo scorso l'Ema aveva bloccato per qualche giorno la somministrazione con AstraZeneca dopo una serie di casi sospetti di reazioni avverse, soprattutto rare trombosi. Le somministrazioni sono partite dopo tre giorni e dopo una presa di posizione dell'Agenzia europea del farmaco che ha rilevato l'assoluta rarità dei casi e cambiato il foglietto illustrativo del medicinale. Anche in questo caso, vista l'incidenza nella popolazione più giovane, pur non vietandone l'uso per nessuna categoria è stato consigliato soltanto agli Over 60. Le notizie positive riguardano la copertura dalla malattia: la media è del 70% ma la protezione dalle forme gravi arriva anche al 100% dopo la somministrazione della seconda dose (dopo tre mesi dalla prima).

Non c'è bisogno di dire che il rapporto rischo-benefici è sempre, nettamente, a favore di qualsiasi vaccino: una morte sospetta (mai confermata) legata al vaccino contro centiniaia di morti quotidianamente (in Italia) per il Covid. Cos'è meglio?

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