Babbo Natale, portaci più diritti per i nostri nonni

N el calderone delle pessime notizie governative prenatalizie, ecco una bella iniziativa dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla che, a Milano, ha dato voce al ruolo dei nonni, penalizzati nelle separazioni dei figli (nonni che reclamano più spazi e maggiori riconoscimenti concreti nella gestione delle crisi familiari coinvolgenti i nipoti), toccando un nervo scoperto del «sistema giustizia» in Italia, quello (...)(...) della disapplicazione giudiziaria di norme nelle aule dei Tribunali, un meccanismo incontrollabile che crea di fatto leggi di serie A e leggi di serie B (tra cui rientrano di diritto quelli dei nonni).Accade così che, pur a fronte di interventi legislativi che hanno attribuito ai nonni diritti ed autonomi procedimenti a tutela del loro rapporto con i nipoti (art. 317 bis del codice civile, segno che il comune sentire aveva già indotto il Parlamento a ritagliare uno spazio normativo agli ascendenti), sul piano pratico queste fondamentali figure vengono relegate ai ranghi di comparse semplici, accessori dei loro figli e nulla di più.Sì, perché nelle separazioni il giudice regola unicamente i diritti di visita dei genitori nei confronti dei figli e se i nonni vogliono continuare a mantenere un rapporto significativo con i nipoti possono attingere solo ai periodi di spettanza che questi ultimi trascorrono con i loro genitore.Conseguenza ne è che gli ascendenti del padre non collocatario ne fanno le spese.Quando poi la patologia della crisi familiare è più grave, in caso di conflittualità degenerata o problematiche serie dei genitori tali da renderli entrambi inadeguati (assunzioni di droga, patologie psichiche, abusi fisici), solo di rado i nonni vengono considerati dai giudici che devono decidere il destino di questi bambini e anzi vengono emarginati a vantaggio di altre figure esterne alla famiglia.Servizi Sociali, spazio neutro, comunità, sono tutte alternative in auge nelle aule di giustizia che vedono nei nonni non già un «porto sicuro» per i bambini coinvolti ma, paradossalmente, un contesto rischioso, collusivo con il figlio o la figlia, atto a favorire meccanismi alienativi o di strumentalizzazione della crisi per isolare il genero o la nuora.È un pregiudizio aprioristico che quasi mai viene in concreto verificato (nemmeno tutte le operazioni peritali dei consulenti giudiziali vengono estese ai nonni e spesso si limitano a colloqui informativi o poco più) con la conseguenza che i Tribunali finiscono per privilegiare soluzioni alternative che sono meno valide, meno tutelanti e innescano un meccanismo inutile e dispendioso. Anche in termini di sofferenza sia per i bambini sia per i familiari.Ed è così che hanno la meglio i Servizi Sociali, promanazione dei Comuni cui vengono affidati i minori nei casi di situazioni di abusi o conflittualità grave, che a loro volta operano con deleghe a cooperative e strutture esterne, quali sono gli spazi neutro, i terapisti o le comunità: è un mondo sommerso che muove comunque cospicui interessi e crea consumo di risorse in capo ai cittadini e agli stessi genitori coinvolti, non realizzando il benessere dei minori.Il tutto quando sarebbe più agevole, economico, pratico, attribuire un maggiore ruolo e spazio proprio ai nonni, come l'intelligente disegno di Legge dell'onorevole Brambilla la quale propone una corsia preferenziale che permetta di privilegiare gli ascendenti attribuendo loro il compito e la responsabilità di favorire il reinserimento dei nipoti nel nucleo originario, ossia presso i genitori o il genitore.

Ancora una volta a rimetterci sono i minori che non hanno voce né poteri, potendo solo assistere a un mondo di «grandi» che si complicano la vita da sé, che creano meccanismi e strutture articolate dimenticando la soluzione più semplice.

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