Il bavaglio alla Meloni fa insorgere la rete Ora il governo indaga

Palazzo Chigi chiede lumi all'ente anti razzismo dopo l'invito alla leader Fdi a trasmettere "messaggi di diverso tenore". È l'ennesima gaffe dell'ufficio

Il bavaglio alla Meloni fa insorgere la rete Ora il governo indaga

L'Ufficio Opinioni Accettabili ha sede al quarto piano del palazzo di via del Tritone che ospita una parte della sterminata macchina della presidenza del Consiglio. Il Minculpop è lontano da qui, ma negli ultimi tempi da queste stanze partono iniziative che avrebbero fatto discutere anche in tempi di eia eia alalà . L'ultima prodezza dell'Unar, il cui vero nome è Ufficio nazionale anti razzismo, ha indignato a destra e sinistra: un'agenzia controllata dal governo scrive una nota formale a un leader dell'opposizione, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, invitandola in futuro a «trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore» riguardo all'immigrazione. Poche righe in perfetto burocratese che archiviano pagine di diritto costituzionale e principio dell'insindacabilità delle opinioni dei parlamentari, caposaldo di ogni democrazia.

Ieri, mentre Giorgia Meloni si faceva fotografare imbavagliata e annunciava una crociata contro la censura, sono piovute tante proteste, da Ignazio La Russa a Carlo Giovanardi e Roberto Formigoni. «È l'ennesima gaffe dell'Unar», dice Eugenia Roccella, che ricorda quando «lo stesso direttore di oggi, Marco De Giorgi, ha ricevuto una nota formale di demerito per aver diffuso nelle scuole i famosi libretti sul “gender” senza che il governo ne fosse a conoscenza». A sinistra ufficialmente tutto tace, anche se, senza clamore, segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti avrebbe chiesto una relazione all'Unar sul caso Meloni denunciato ieri dal Giornale .

Il punto è che per gli alacri censori di Palazzi Chigi la pratica di bacchettare le opinioni sta diventando un'abitudine. Nel mirino soprattutto giornalisti e politici di centrodestra. Clamoroso l'abbaglio preso col Giornale , denunciato Vittorio Macioce per un articolo in cui si usava la parola «negri», senza tener conto che fosse una citazione di The invisible man di Ralph Ellison, uno dei più grandi romanzi anti razzisti americani. Ancor più comico il caso del sito satirico Corriere serale , che ha rivelato di aver ricevuto dall'Unar l'ingiunzione di eliminare una notizia sul ritrovamento di 30 milioni di euro in un campo rom, giudicata discriminatoria, anche se palesemente inventata da una testata il cui sottotitolo è «Quotidiano di informazione satirica transnazionale». Come dire che con questi cani da guardia del politicamente corretto avrebbe rischiato la censura anche Charlie Hebdo .

Da sinistra solo il rimorso strategico espresso sui social network per aver fatto pubblicità alla Meloni e un tweet di Roberto Giachetti: «Ma come si permette sto Unar». Paola Concia va più a fondo con onestà intellettuale: «In Italia - dice al Giornale la deputata Pd - i politici si permettono di dire cose che negli altri Paesi civili sarebbero inaccettabili e la frase della Meloni sul no agli immigrati musulmani non era tra le peggiori. Ma è un problema che andrebbe affrontato dai presidenti delle Camere, non dall'Unar con approccio burocratico e formalistico».

Netta Stefania Prestigiacomo che, da ministro delle Pari opportunità del governo Berlusconi, creò quell'ufficio: «Ne sono fiera, ma è nato per occuparsi di discriminazioni concrete, censurare le opinioni è sbagliato e nel caso di un parlamentare anche inopportuno. Ma quell'ufficio è stato lasciato senza una guida politica». Stai a vedere che a sinistra le pari opportunità sono importanti solo a chiacchiere.

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