Una latitanza strategica fino alla prescrizione della condanna per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina, per cui doveva scontare ancora 5 anni e nove mesi. L’ex Br Maurizio Di Marzo, 59 anni originario del Molise, che a Parigi grazie alla Dottrina Mitterand si era reinventato ristoratore, è sparito nel nulla dalla mattina dello scorso 28 aprile, quando è scattata l’operazione Ombre rosse che ha portato al fermo di nove ex terroristi italiani. Nella lista consegnata all’Eliseo c’era anche il suo nome. Ma la polizia d’Oltralpe non è riuscita a rintracciarlo. E lui non ci ha pensato neppure a costituirsi, come hanno fatto, invece, i compagni di lotta Luigi Bergamin e Raffaele Ventura, entrambi condannati in Italia per omicidio.
L’obiettivo era scavalcare la data "x" del 10 maggio, quando sarebbe scattata la prescrizione. Lo ha raggiunto ed ora in Francia è considerato un uomo libero. Una beffa per lo Stato italiano e per le vittime delle scorribande delle ex Br. L’allora vicecapo della Digos, Nicola Simone, che il 6 gennaio dell’82 fu ferito al volto durante un tentativo di sequestro da parte di un commando di cui faceva parte anche Di Marzio, non è vissuto abbastanza perché fosse fatta giustizia. È morto due mesi fa ad Avezzano, in provincia dell’Aquila da prefetto in pensione. Nel frattempo Di Marzio, dopo aver trovato protezione in Francia, si è sposato ed ha aperto un ristorante italiano nel decimo arrondissement di Parigi, dove lavorava anche un altro ex terrorista coinvolto nella retata, Giovanni Alimonti.
"Aspettiamo di avere la conferma ufficiale della prescrizione dall'avvocato italiano e poi parleremo", ha detto a Repubblica Irène Terrel, legale dell'ex brigatista. Nei giorni scorsi, infatti, da questa parte delle Alpi si ragionava su come evitare la prescrizione. L’ex terrorista rosso, prima di sparire nel nulla, assicurava di essere cambiato e di sentirsi "perseguitato" dalla giustizia italiana. Quella di Di Marzio, che ormai sembra essere scampato al processo per l’estradizione, non è l’unica posizione in bilico. Lo stesso avvocato francese che lo difende contesta il provvedimento del tribunale di Milano che nelle scorse settimane ha dichiarato "delinquente abituale" Luigi Bergamin, ideologo dei Pac condannato a 26 anni, poi ridotti a 16 anni e 11 mesi, per il concorso morale nell'omicidio del maresciallo Antonio Santoro e dell'agente della Digos Andrea Campagna, per aggirare la prescrizione scattata l’8 aprile.
Per i legali, sentiti dalla Repubblica, l’atto dei giudici italiani sarebbe illegittimo e non avrebbe "valore in Francia". Per questo, hanno presentato ricorso anche a Milano. "La dichiarazione di delinquenza abituale si dichiara con almeno due sentenze di condanna e non ha senso che arrivi 33 anni dopo", aveva protestato il difensore di Bergamin, Giuseppe Ceola. La pm Adriana Blasco, invece, sostiene la decisione dei giudici milanesi e ha proposto di estendere la sospensione della prescrizione anche all'omicidio Campagna, per cui l’ex militante, oggi 73enne, era stato condannato a 2 anni. In questo modo la pena da scontare salirebbe fino a 18 anni e 11 mesi.
La Corte d’Assise di Milano dovrebbe pronunciarsi entro cinque giorni, mentre il prossimo 30 giugno sarà la Chambre d'Accusation parigina a rendere nota la sua decisione sui nove ex brigatisti arrestati.
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