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Biella, hotel vecchi e abusi edilizi: "Così le coop fanno affari coi migranti"

A Biella un hotel con migranti ha sversato migliaia di litri di gasolio. Un altro centro aprirà in un albergo chiuso da anni. E una struttura non è a norma con i permessi

Biella, hotel vecchi e abusi edilizi: "Così le coop fanno affari coi migranti"

Ogni 9 mesi, solo in provincia di Biella, lo Stato investe circa 8,5 milioni di euro per ospitare 850 migranti. Ci si aspetterebbe dunque che le cose vengano fatte bene: centri profughi adeguati, strutture ottimali e autorizzazioni a posto. Purtroppo non sempre è così (guarda il video). Nella città piemontese, infatti, i migranti vengono accolti in "catapecchie" (come le chiamano gli oppositori) e una di queste manca pure di alcuni permessi.

L'hotel abbandonato ritrova vita

"Le sembra normale?", domanda esterrefatta una signora con la pelliccia e tanta voglia di parlare. Non lo è. Nella zona sud della città i residenti devono già fare i conti con due strutture di accoglienza e presto ne aprirà una terza. L'hotel Coggiola di via Cottolengo da 20 anni non vede un cliente perché chiuso e abbandonato, ma ora ritroverà vita in forza dei fondi che arriveranno per la gestione dei migranti. Una pacchia. Inutili le proteste. "Non ci hanno detto nulla, non ci hanno coinvolto. Come al solito siamo stati informati a cose fatte", spiega Giulio Barnabè, vigoroso 77enne che insieme alla moglie condividerà una parete col secondo piano dell'albergo. "Temiamo l'accattonaggio, lo spaccio di droga e ruberie varie. Io li avverto: alla prima che mi fanno, bastono". Duro e impassibile, col cappello calato in fronte e il cappotto signorile. Ma convinto, come convinto è Paolo Maroello che alcuni anni fa ha acquistato l'appartamento di fronte all'hotel e ora ha paura possa deprezzarsi irrimediabilmente. Con la barba incolta e gli occhiali fa domande cui non riesce a trovare risposta: "Mia figlia esce di sera e io devo aver paura quando rientra a casa?". Poi aggiunge: "Saremo circondati da persone di cui non sappiamo nulla. Abbiamo paura".

I migranti in strutture dismesse

E la paura si mescola spesso con l'irritazione. Mentre Paolo parla, un signore entra dalla porta d'ingresso dell'hotel svelando la presenza di alcuni operai al lavoro. "Possibile che possano ristrutturare senza mettere cartelli di inizio cantiere? - lamenta Giulio - Se si fosse trattata di una qualsiasi azienda italiana e non di immigrati, avrebbero preteso una cartellonistica infinita e il rispetto di tutte le norme". Ed è proprio su questo callo dolente che inciampa il sistema malandato dell'accoglienza biellese. Non è la prima volta che per far fronte all'emergenza si sorvola sulle regole del buonsenso. L'esempio lampante è l'hotel Colibrì: qui la cooperativa Versoprobo di Vercelli ospita 54 migranti in una struttura in disuso da anni. I Vigili del fuoco hanno fatto tutti i controlli, ma è bastato l'arrivo dell'inverno per dimostrare che qualcosa non funzionava. I residenti hanno trovato nelle loro vasche di raccolta dell'acqua numerose tracce di gasolio provenienti dal serbatoio dell'impianto di riscaldamento dell'hotel (guarda il video). Il Comune allora ha chiuso un'intera strada per permettere il montaggio di una cisterna esterna che permetta agli immigrati di tenere i termosifoni accesi. "La gente mi chiama alterata perché gli sono stati tolti almeno 30 posti auto", commenta Giacomo Moscarola, consigliere comunale della Lega Nord. "Alla fine viene da chiedersi chi abbia fatto i controlli sull'idoneità della struttura, risultata inadeguata ai primi fiocchi d'inverno. È uno scandalo".

Le coop e l'abuso edilizio

Già, gli scandali. Che l'accoglienza produca anomalie è ormai appurato, ma pare eccessivo che pur di garantire ad una cooperativa l'apertura di un centro profughi si infrangano pure le procedure più basilari. Prendete l'ex sede della polizia stradale in via Maccallè, sempre a Biella: qui la cooperativa Anteo ha aperto una struttura di prima accoglienza a luglio. I vigili del fuoco, la Asl e la prefettura sono andati a fare i rilievi e hanno concesso le autorizzazioni. Poi però la Lega Nord si è accorta che quello era uno stabile adibito ad uffici e nessuno aveva chiesto il cambio di destinazione d'uso. Gli uffici comunali dicono si possa considerare a tutti gli effetti un "abuso edilizio". E pensare che non sarebbe costato nulla fare la richiesta agli uffici preposti. "Con la complicità dell'amministrazione Pd, i clandestini continuano a stare qui e la cooperativa a guadagnare, anche se non sono in regola", commenta Michele Mosca, segretario provinciale leghista. Il Comune nei giorni scorsi ha domandato spiegazioni alla coop Anteo, la quale sostiene di essersi avvalsa di deroghe specifiche per l'emergenza migranti. Deroghe che però non risultano esistere in alcun documento ufficiale. Così gli uffici comunali hanno chiesto delucidazioni al Prefetto, 'colpevole' di aver ratificato la scelta dell'immobile senza verificare la destinazione d'uso.

Dalla prefettura, però, non sono arrivate risposte. Un silenzio che fa rimbombare più forte l'accusa dei leghisti: "Ecco la diversità di trattamento tra chi fa business con gli immigrati e i cittadini italiani".

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