Dopo le ultime due bottiglie molotov scoppiate nella notte di venerdì davanti a un negozio in pieno centro, il sindaco di Vittorio Veneto Roberto Tonon teme che la sua cittadina sia insidiata da «una torbida operazione sovversiva». Appena due sere prima un'altra doppietta di ordigni era deflagrata contro il municipio facendo sobbalzare nel sonno i residenti di questo comune 28mila abitanti in provincia di Treviso. Segnali di una «stagione dei fuochi che richiama anni cupi e lontani» per cui il primo cittadino Pd ha chiesto al prefetto di Treviso «l'urgente convocazione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza democratica». Nessuna rivendicazione è seguita al gesto, ma la pista anarchica battuta dai carabinieri si intreccia con quella che porta all'altra faccia dell'emergenza immigrazione. E non esclude nemmeno legami con la prospettiva rovesciata che vede il fronte del «No» all'ospitalità di richiedenti asilo finire spesso nel mirino di episodi di violenza. «Non sottovalutiamo nulla, neanche i segnali apparentemente più irrilevanti, immaginiamoci se possiamo sottovalutare quello che si è verificato - ha commentato il ministro dell'Interno Angelino Alfano, ieri in Veneto - Non abbiamo ancora una pista individuata in modo definitivo».
Le molotov sono seguite di poche ore non solo ai festeggiamenti del 150esimo anniversario della città, coincidenza che rafforza l'ipotesi anarchica, ma anche a un blitz con cui le forze dell'ordine hanno revocato l'accoglienza a tre africani ospitati in un centro e protagonisti di uno scontro per il diritto d'asilo negato a un compagno.
Soprattutto, le bombe si mettono in fila a un altro episodio avvenuto negli stessi giorni a pochi chilometri di distanza. A Quinto, che nel 2015 fu teatro di una dura protesta dei residenti contro l'arrivo di migranti, il sindaco leghista Mauro Dal Zilio è stato bersaglio di un gruppo di antagonisti di un centro sociale, Django, che ha bloccato il traffico e imbrattato di uova e letame la sede del Carroccio: «Razzista», è il messaggio verniciato sul marciapiede al primo cittadino che aveva impedito l'arrivo di un pullman di profughi giunto senza un preavviso della prefettura.
Nel clima esplosivo della marca trevigiana il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, venerdì ha chiesto al comune di Scorzè di destinare una ex base missilistica all'accoglienza, con il patto che sia sistemata dallo Stato e che poi, una volta terminata l'emergenza, restituita al comune. Si tratterebbe, viste le centinaia di potenziali posti, di un'altra struttura ad alta concentrazione di migranti in un territorio che nel raggio di pochi chilometri, da Bagnoli a Cona, ne ospita quasi duemila.
Il sindaco, Giovanni Battista Mestriner, su Facebook chiede il parere dei cittadini: «Per intenderci, si tratta di un sito
uguale è utilizzato a Cona dove a oggi risultano presenti 1300 immigrati. Sentiremo la popolazione e faremo un bel consiglio comunale. Sia chi dirà no (e noi saremo tra questi) sia chi dirà sì, dovrà farlo pubblicamente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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