L’omertà nella scuola copre le tracce al macellaio. Mentre continua la caccia all’imprendibile unabomber di Brindisi e al suo complice (la cui presenza è data per assodata), il capitolo sul nuovo sospettato si arricchisce di dettagli, e aggiunge un dubbio inquietante. Gli investigatori sono sicuri che qualcuno dei soggetti già ascoltati non racconti tutta la verità, che nasconda qualcosa, forse anche solo per evitare che si rovini il «buon nome» della scuola Morvillo Falcone, davanti alla quale sabato scorso è esploso l’ordigno che ha ucciso Melissa Bassi e ferito molte sue compagne.
Il sospetto, dunque, è che a rendere reticente qualcuno sia la consapevolezza di un «fattaccio» che riguarda l’istituto. Un episodio rimasto finora nell’ombra, e che potrebbe avere a che fare con i professori, l’amministrazione o il personale non docente. Inducendo qualcuno all’omertà, posto che alcuni episodi sarebbero emersi da attività investigativa e non dalle testimonianze. La polizia starebbe controllando un ex professore, un docente di una materia scientifica, non è chiaro se del «Morvillo», con qualche problema di deambulazione. L’uomo abiterebbe in uno dei paesi a Sud Ovest di Brindisi, e avrebbe avuto in passato degli attriti con il personale della scuola frequentata da Melissa, e alcuni testimoni l’avrebbero visto al «Morvillo» circa una settimana prima dell’attentato. Dopo la doccia fredda dei due «falsi mostri», si procede con estrema cautela. Non è chiaro se il professore sospettato sia la stessa persona protagonista di un episodio che gli inquirenti hanno appurato essere accaduto il 28 aprile scorso.
Quel sabato, una persona ritenuta compatibile con l’identikit del «mostro», avrebbe avuto un alterco con qualcuno nel piazzale della scuola, e poi dentro l’istituto con un dipendente che non voleva fargli raggiungere l’ufficio del preside, che non l’avrebbe ricevuto. L’uomo, lasciando la scuola, avrebbe urlato «ve la farò pagare». Tre sabati dopo, il botto. Un caso?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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