Francesco Prestia Lamberti, 15 anni, sarebbe morto per aver messo un "like" sotto la foto di una ragazza su Facebook: a sparargli il suo migliore amico, Alex Pititto, anche lui 15enne e figlio di un boss locale della 'Ndrangheta.
È successo a Mileto, nel rione Calabrò, in provincia di Vibo Valentia. Alex e Francesco erano amici: frequentavano la stessa comitiva e lo stesso istituto scolastico, l’Itis di Vibo Valentia, e i loro profili Facebook sono pieni di foto che li ritraggono insieme.
Poco più che un bambino, ma già in grado di uccidere, con un distorto concetto dell'onore inculcatogli dalla famiglia, da sempre al centro della cronaca giudiziaria: questo è l'identikit dell'assassino. A far scattare l'insensata furia omicida dell'adolescente sarebbero stati un "like" e un commento sotto la foto di una ragazzina, che forse piaceva a entrambi.
Un paio di click di Francesco sono stati interpretati dal suo migliore amico come uno sgarbo che andava lavato col sangue. Così il 15enne avrebbe così dato appuntamento al coetaneo in un luogo appartato, lunedì sera in una pianura coltivata a uliveti, lontano da occhi indiscreti. La vittima va incontro al suo assassino pensando che fosse necessario chiarire con l'amico la questione della ragazza una volta per tutte.
Invece Alex gli ha preparato un'agguato mortale. Il 15enne, infatti, ha portato con sé una pistola che apparterrebbe a suo nonno. Francesco era il capitano della squadra giovanile del Mileto calcio e aveva un fisico da atleta, il killer, invece, che è più corpulento e meno atletico forse ha pensato di non poterlo sopraffare fisicamente. Così, al termine di un'animata discussione, ha estratto di tasca la pistola e ha fatto fuoco. Tre volte. Per uccidere.
Le incongruenze
Questa è la prima ricostruzione che emerge dalle indagini degli investigatori, ma ci sono ancora degli elementi che non tornano. Il giovane, che subito dopo l'omicidio è andato a costituirsi dai carabinieri confessando il suo folle gesto e rivelando dove si trovava il corpo di Francesco, è stato interrogato per tutta la giornata di ieri. La sua versione dei fatti, però, non convince del tutto gli inquirenti.
Sul luogo dell’omicidio indicato da Alex, infatti, non sarebbero state trovate tracce di sangue, né bossoli di pistola. Francesco potrebbe essere stato ucciso altrove e poi trasportato in quel luogo, oppure potrebbe essere stata usata un’arma a tamburo. Inoltre, i due ragazzi non sarebbero stati soli quella sera. Ieri un 19enne si è presentato dai carabinieri per rendere dichiarazioni spontanee: potrebbe essere un complice o solo un testimone.
La famiglia
La famiglia di Alex Pititto è da sempre al centro delle cronache giudiziarie: il clan sarebbe al vertice di un organizzazione che trafficava cocaina con il Sud America.
Il padre Salvatore, 49 anni, alias "El tio", cioè lo zio, la madre Maria Antonia Mesiano, il fratello Giuseppe 21 anni e il cugino Pasquale, cognato di Michele Iannello killer di Nicholas Green e poi pentito, sono stati arrestati lo scorso gennaio nell’ambito dell’operazione "Stammer", coordinata dalla procura di Catanzaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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