Capotreno ferito da machete: ​Stato e aggressori lo beffano

Gli aggressori del capotreno si dicono nullatenenti e le normative dello Stato rischiano di trasformare il risarcimento in un'elemosina

Capotreno ferito da machete: ​Stato e aggressori lo beffano

Aggredito a colpi di machete fino a quasi perdere un braccio. E come se non bastasse nessun risarcimento. Né dagli aggressori, né tantomeno dalla Stato.

Ancora nessun risarcimento

Ma andiamo con ordine: il capotreno Carlo Di Napoli e il collega Riccardo Magagnin sono i due dipendenti di Trenord che nel giugno 2015 furono violentemente aggrediti da un gruppo di salvadoregni della gang MS13 alla fermata di Villapizzone. I responsabili dell'attacco sono stati ritenuti colpevoli di tentato omicidio il 22 marzo marzo. Sentenza della Cassazzione. Oltre alla condanna è stata determinata una provvisionale di 50mila euro a favore di Di Napoli e 20mila euro a favore di Magagnin. Cifre che vanno riquantificate in sede civile. Ma poco cambia: tanto i 3 aggressori si dicono nullatenenti.

Di Napoli che ha quasi perso un braccio e qualche giorno fa ha subito un nuovo intervento, dovrà far fronte a una nuova battaglia: quella per ottenere il risarcimento. "Non ha ricevuto nulla - spiega il suo legale, l'avvocato Luca Ponzoni sulle pagine de Il Giorno - ad eccezione della somma erogata dall'Inail per l'infortunio sul lavoro. Siamo intenzionati ad andare avanti per ottenere giustizia, e stiamo valutando la strada da percorrere". La strada per ottenere il "rimborso" potrebbe arrivare fino alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Doppia beffa

La prima mossa spetta ai legali del capotreno, i quali dovranno dimostrare che i condannati sono nullatenenti. La precisazione portebbe così lo Stato a doversi fare carico delle spese. Peccato che qui scatti la seconda beffa: "gli indennizi regolati dalla legge 122 del 2016 per le vittime di reati violenti o per i loro familiari si traducono in una sorta di elemosina di Stato: massimo 8.200 euro per l' omicidio, 4.800 euro per lo stupro, non più di 3.000 euro per gli altri reati", come scrivono su Il Giorno.

Inoltre la somma viene elargita "per la rifusione di spese mediche e assistenziali" e solo alla vittime con un reddito annuo non superiore a 11mila euro. Di Napoli rischia di doversi affidare alla Corte europea dei diritti dell'uomo, affrontando a una direttiva "mai attuata pienamente". E il rischio è di essere beffato ancora.

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