Tanti, tantissimi uomini in divisa hanno dedicato un ricordo a Emanuele. L'era di internet aiuta in questo: un commiato sui social, una candela virtuale accesa in ricordo di un carabiniere morto mentre prestava servizio all'Italia. Il tragico decesso del vicebrigadiere umbro a Caserta, investito da un treno mentre inseguiva un ladro, ha commosso gli italiani. Ma soprattutto i colleghi, quelli che vestono la stessa divisa dell'Arma ma anche poliziotti, finanzieri, militari. Senza eccezioni.
Emanuele Reali lascia una moglie, due figli e genitori straziati dal dolore di saperlo "inutilmente" in cielo. Dei quattro banditi catturati nell'operazione anticrimine contro i ladri di appartamenti, infatti, uno è già libero (con obbligo di dimora a Napoli), due sono ai domiciliari e il terzo si è consegnato ieri. È lui che Emanuele rincorreva nella tragica serata di domenica, quando ha scavalcato il muretto che delimita i binari e si è lanciato all'inseguimento del fuggitivo. Non ha visto il treno. Ed è rimasto schiacciato.
Mentre il suo corpo giaceva sotto il telo bianco sui binari, l'Arma dei Carabinieri gli ha dedicato un post su Facebook in qualche modo polemico verso chi "non si ricorderà" il nome di Emanuele. Quel commiato ha invaso i social e si è moltiplicato. Spingendo anche altri colleghi a dedicargli un pensiero. Tra loro anche Vincenzo D'Acciò, poliziotto che ha scritto una lunga lettera per quel "fratello in divisa" morto per "compiere il proprio dovere".
"Ciao Emanuele noi non ci siamo conosciuti ma sei mio fratello - scrive l'agente - Abbiamo in comune l'onore di indossare una divisa, e tu l'hai onorata fino al massimo sacrificio. Molti diranno ma chi te lo ha fatto fare? Ma che ne sanno di cosa significa uscire di casa in servizio e non sapere quando si torna e se si torna? Ma che ne sanno di cosa significa sacrificare tempo affetti e la propria vita per cercare di regalare ai nostri figli un mondo un po' migliore?". Ci sono la "paura" e il "terrore" di inseguire un ladro, avere una colluttazione o entrare in casa "senza sapere cosa ci aspetta".
Non se lo aspettava, Emanuele, quel treno. E allora viene da chiedersi: perché ha scavalcato quel muretto? In fondo forse sapeva che un topo d'appartamenti di galera ne avrebbe fatta poca, se mai la farà. Avrebbe potuto lasciarlo correre via e dargli la caccia in un secondo momento. O dimenticarlo. Chi te lo ha fatto fare? "Sai Emanuele - continua Dacciò - uno di quelli che inseguivi è già a casa dai suoi familiari, invece tu hai attraversato la porta da cui non si può tornare indietro". Ed è questo il peggiore dei mali. Non la morte.
"Parecchi - continua la missiva -, trascorsi questi giorni non si ricorderanno più il tuo nome, così come hanno dimenticato quello di altri che come te hanno donato la vita per compiere il proprio dovere". Ma non tutti. "Caro Emanuele io, noi uomini e donne in divisa non ti dimenticheremo mai e siamo stretti in un abbraccio alla tua famiglia che è diventata la nostra.
E quelli che continueranno a dire chi glielo ha fatto fare a breve fare torneranno alle loro vite tranquille fino a quando un altro eroe in divisa un'altro fratello sacrificherà la propria vita per il proprio dovere. Ciao Emanuele loro non sanno ma noi si, sarai sempre con noi perché fai parte di quegli eroi silenziosi che con la loro vita hanno insegnato a tanti il significato di essere uomo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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