Caro Totti,
dopo un incontro affettuoso da Costanzo, ne abbiamo avuto uno burrascoso, a distanza, sulla questione del nuovo stadio di Roma. Ho cercato in ogni modo di avvertirti che la richiesta di «consulenza» del sindaco era strumentale e propagandistica, e che tu saresti stato la foglia di fico per interessi speculativi, non sportivi, che riguardavano i tre grattacieli, non lo stadio; e che i piani regolatori di Roma, anche durante le amministrazioni più disinvolte, non avevano mai alterato il profilo orizzontale della città, incontaminato da emergenze verticali, e che le vedute dall'alto dei colli romani seguivano un percorso armonioso e lineare, bene prezioso, se non unico, tra le città europee. Questo e altro ti dicevo, e mi accompagnava il lamento di Italia nostra. Sono stato incompreso da te e aggredito sui social. Ora vedi com'è finita, e che anche un sovrintendente è stato incriminato; che la cupidigia ha prevalso sugli ideali sportivi che tu eri chiamato a rappresentare.
Ti richiamo le parole del presidente di Italia nostra, Oreste Rutigliano: «È il piano più vergognoso sull'urbanistica romana dai tempi dello scandalo della costruzione dell'Hilton su Monte Mario.
Porteremo davanti al Tar tutte le irregolarità compiute». Parole profetiche. Ora siamo arrivati. Voglio solo dirti che non avevo e non ho nulla contro di te. Semplicemente cercavo di farti stare dalla parte giusta. Per te che sei un giusto. Pensaci. E comprendimi.
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