Caso Cucchi, chiusa l'inchiesta sui depistaggi: 8 carabinieri a rischio processo

Tra loro anche il generale Alessandro Casarsa, ex capo del gruppo Roma, e il colonnello Lorenzo Sabatino, allora comandante del nucleo operativo

Caso Cucchi, chiusa l'inchiesta sui depistaggi: 8 carabinieri a rischio processo

La procura di Roma ha chiuso le indagini sui presunti depistaggi sul caso Cucchi, il 31enne morto il 22 ottobre del 2009, dopo essere stato arrestato per droga. Ora, otto carabinieri rischiano il processo. Sono accusati, a vario titolo, di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.

Tra gli indagati, anche Alessandro Casarsa, l'allora comandante del gruppo Roma, e Loranzo Sabatino, l'ex capo del Nucleo operativo dei carabinieri della Capitale. Dopo l'avviso di chiusura delle indagini, rischiano il processo anche Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Stefano Cucchi venne portato dopo essere stato picchiato al Casalino. Avviso recapitato anche a Francesco Di Sano, carabiniere scelto che era in servizio quando morì Stefano Cucchi, Francesco Cavallo, ex capufficio del comando del gruppo carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, da cui dipendeva Tor Sapienza, Tiziano Testarmata, all'epoca comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Ciani.

L'indagine della procura di Roma ha svelato il meccanismo con cui gli indagati hanno cercato di nascondere la verità sugli avvenimenti che hanno portato alla morte di Cucchi. Secondo l'accusa, infatti, i vertici del comando provinciale del carabinieri erano a conoscenza della relazione di autopsia, rimasta nascosta per vario tempo, in cui il medico legale citava la presenza di fratture vertebrali, per cui sarebbe stata necessaria un'indagine pià approfondita per "la definizione dei mezzi produttori" della morte del giovane. Ma, in una relazione dell'Arma, si esclude la possibilità di collegamenti tra le fratture individuate durante l'autopsia e la morte del giovane.

Inoltre, come riporta il Fatto Quotidiano, dopo l'arresto, non viene svolto il processo di fotosegnalamento del ragazzo, perché, a detta dei carabinieri, non voleva collaborare, rifiutandosi anche di entrare in cella. Il nome di Cucchi scomparve anche dal registro degli arrestati di quel giorno: sul documento c'è una cancellatura fatta col bianchetto, sotto cui era stato scritto il nome del giovane.

Infine, anche le annotazioni sulle condizioni di salute del 31enne vennero modificate, per ordine del generale Casarsa: secondo i pm "avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio, datata 26 ottobre 2009" e "chiedeva che il contenuto della prima annotazione (redatta da Di Sano) fosse modificato nella parte relativa alle condizioni di salute di Cucchi". Secondo l'accusa, Lorenzo Sabatino era a conoscenza della nota falsa, ma non denunciò nulla.

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