Tutto chiaro, era ora. La differenza tra destra e sinistra è davvero antropologica. Dipende dal cervello, come spiega il professor John Jost della New York University sull'inserto «Domenica» del Sole 24 Ore di ieri. Titolo dell'intervento: Cervelli di destra e di sinistra. Quello dei conservatori ha più materia grigia nell'amigdala e quindi produce un orientamento psicologico votato alla incertezza e alla paura. Ecco perché l'uomo di destra descrive come altamente minacciosa «un'ampia gamma di nazioni, leader, gruppi ed eventi (ad esempio Iran, Cina, Russia, Yemen, Siria, Cuba, l'islam, il terrorismo, il traffico di droga, i cyber-attacchi, l'immigrazione, l'ateismo e i diritti dei gay)». Il cervello conservatore, appunto, conserva. Per questo i conservatori «tendono a mostrare un tipo di pensiero più intuitivo ed euristico mentre i liberali (i liberal, cioè negli Usa i progressisti, ndr) mostrano un pensiero più deliberato, sistematico, impegnato». D'altronde è ovvio, il cervello liberal ha più materia grigia nella corteccia cingolata anteriore, ed è quindi più abile nel gestire le novità, nel «cogliere e risolvere conflitti cognitivi». Noi conservatori, schiavi della amigdala, reagiamo sempre allo stesso modo, stupido e inflessibile, ci rifugiamo nelle risposte abituali e siamo suscettibili alle false credenze. Non c'è quindi da stupirsi se siamo vittime delle fake-news, artefici dell'ascesa di Donald Trump, sostenitori del populismo autoritario. Per noi è normale, non potremmo fare altrimenti: le nostre reazioni sono emotive e indotte dalla paura a differenza di quelle dei progressisti.
Certo, il professore, scrupoloso e attento, supponiamo pieno di materia grigia nella corteccia cingolata anteriore, ammette che non tutto è stato spiegato, e che gli esperimenti sono soltanto all'inizio. Ad esempio, potrebbero essere le idee politiche a modificare la struttura del cervello e non la struttura del cervello a determinare le idee politiche. Nell'attesa che si sia capito se viene prima l'uovo o la gallina, abbiamo ormai la certezza che le differenze tra loro, filosofi del pensiero complesso, e noi, scimmioni populisti, trovano riscontro perfino nell'anatomia del cervello.
Purtroppo, scrive Jost, questo implica che i contrasti tra destri e sinistri siano davvero difficili da risolvere, viste le diverse psicologie, eppure avremmo bisogno di istituzioni mosse dalla spinta verso «oggettività, razionalità, ragionevolezza compreso l'impegno a riconsiderare le proprie opinioni sulla base della logica e dell'evidenza». Accidenti, ma noi conservatori non ci riusciremo mai! L'amigdala ce lo impedisce! Come fare? Ci permettiamo un consiglio, dettato forse dall'amigdala.
L'unica è trovare la cura per noi conservatori. Se le ricerche per ora prudentemente avanzate dal professor Jost fossero confermate, non sarebbe meglio intervenire per via farmacologica o, al limite, con una bella lobotomia?
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