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Il bar chiude alle 24... ma riapre un'ora dopo. Così aggirano il Dpcm

Il racconto dei titolari di due locali, uno di Catanzaro Lido e l'altro di Bologna: nessuna esplicita violazione del Dpcm

Il bar chiude alle 24... ma riapre un'ora dopo. Così aggirano il Dpcm

Sopravvivere ai Dpcm del governo sfruttando un vuoto legislativo per continuare a lavorare nonostante le restrizioni, ecco come due bar lontani chilomatri ma vicini nel metodo cercano di aggirare le norme, almeno fino al momento in cui la lacuna non sarà colmata con un nuovo provvedimento.

Nelle regole ora in vigore, infatti, si fa riferimento esclusivamente alla chiusura entro le 24, ma non si parla di restrizioni circa l'orario di apertura dei locali: proprio questa scarsa chiarezza ha permesso ai due bar di programmare la riapertura dopo la mezzanotte, e di proseguire con l'attività lavorativa.

Il primo caso è quello del bar Plaza Cafè a Catanzaro Lido, solitamente aperto 24 ore su 24. A spiegare il perché della scelta effettuata Aldo Manoiero, titolare dell'esercizio commerciale, che ai microfoni di Repubblica racconta: "Se il decreto prevede che io chiuda a mezzanotte, benissimo, lo faccio. Poi però nulla mi vieta di riaprire un quarto d’ora dopo, come da orari affissi da sempre all’esterno del mio bar". Proprio questa è la spiegazione fornita anche agli agenti che si erano presentati dopo l'immediata "riapertura" per convincerlo a rispettare le nuove regole. Tuttavia proprio un'analisi approfondita di queste ultime ha chiarito che nulla impediva al proprietario di rialzare la saracinesca. "Sono un tipo meticoloso, lavoro da tempo con le slot machine, per questo sono abituato a leggere bene tutte le normative e i regolamenti per rispettarli alla lettera", spiega ancora al giornalista Aldo Manoiero. "In tanti anni di attività, ho subito centinaia di ispezioni e non ho mai preso una multa". E non accadrà neppure stavolta dato che, regolamenti alla mano, non c'è nessuna esplicita violazione degli stessi.

Nessun rischio assembramenti, anche perché il "Plaza Cafè" non si orienta verso il pubblico giovanile della movida: "Nel mio bar dall’1 alle 6 non si vendono alcolici, neanche da asporto. Non abbiamo problemi di distanziamento sociale. Qui non si balla e non si fanno feste quello che mi interessa è solo continuare a lavorare", conclude il titolare.

Esplicito anche il "Mavit", locale sito dinanzi alla stazione di Bologna: "Causa Dpcm del 13-10-2020 chiuderemo alle 24 e riapriremo all’1", si legge su alcuni cartelli all'entrata. Una posizione difesa da una dei proprietari del bar, come riferisce "Il Corriere". "La cosa a cui tengo più di tutte è che non si parli di furbate, truffe o irregolarità. Il decreto è chiaro e noi lo stiamo applicando, senza infrangere nulla", racconta la signora Carlotta. Ed in effetti l'unica regione a comportarsi in modo differente resta la Campania, dove l'apertura è categoricamente vietata fino alle 5 del mattino. Per il resto l'unico limite imposto dal comune di Bologna resta quello di somministrare bevande in bottiglia o in lattina fino alle 6 del mattino, con lo scopo di evitare ogni genere di assembramento.

Dopo la chiusura a mezzanotte, quindi, il "Mavit" riapre già un'ora dopo, ma solo per vendere panini e cibi d'asporto, così da lavorare ancora "anche se in modo diverso, un servizio che diamo vicino alla stazione da ormai 37 anni", aggiunge la signora Carlotta. Gli agenti si trovano quindi con le mani legate perché non sussiste esplicita violazione delle limitazioni, ma gli affari non vanno comunque bene. "Se ci accorgiamo che non ne vale la pena, resteremo chiusi.

Però abbiamo dipendenti da pagare e spese da sostenere e perciò, senza fare nulla di irregolare se le cose non cambiano, continueremo a provarci fino all’ultimo", conclude la titolare.

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