Per la Corte di Strasburgo l'aborto non è omicidio e chi lo dice va censurato

I giudici della Corte europea dei diritti umani hanno rigettato il ricorso di un attivista tedesco che si era visto censurare un paragone fra aborto e lager

Per la Corte di Strasburgo l'aborto non è omicidio e chi lo dice va censurato

La Corte Europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che è lecito censurare chi sostiene che l'aborto sia equiparabile a un omicidio aggravato.

Ieri il tribunale di Strasburgo, che fa capo al Consiglio d'Europa (e non, giova ricordarlo, all'Unione Europea), ha rigettato così il ricorso di un attivista anti-abortista tedesco, Klaus Guenter Annen, a cui i tribunali germanici avevano impedito di accostare l'interruzione di gravidanza all'omicidio e allo sterminio degli ebrei nei lager nazisti, come Annen aveva invece fatto sul proprio sito internet e altrove.

Censurare una tale affermazione, secondo i giudici di Strasburgo, non comporta una violazione della libertà di espressione di chi la sostiene. L'attivista anti-abortista era stato contestato da quattro medici, le cui ragioni sono state così accolte dalla Corte Europea. Non solo i giudici della Corte hanno anche ravvisato il pericolo che le parole dell'attivista, tracciando un parallelo fra aborto e omicidio nei lager, avrebbero potuto istigare all'odio e fomentare la violenza contro chi pratica le interruzioni volontarie di gravidanza.

Nel fornire le

motivazioni della propria sentenza, la Corte ha quindi spiegato che "le ingiunzioni (dei tribunali tedeschi, ndr) limitavano lì la libertà di espressione di Annen ma erano 'necessarie in una società democratica'."

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