Così gli immigrati clandestini fanno i rider senza documenti

Chi non ha regolare permesso di soggiorno, non può avere la licenza. Ecco lo stratagemma dei clandestini per lavorare comunque

Così gli immigrati clandestini fanno i rider senza documenti

Dal caporalato nei campi agricoli della Puglia a quello digitale dei rider nelle nostre città. Pare infatti essere pratica in uso quella di cedere il proprio account da rider per Glovo, Just eat o Deliveroo agli immigrati clandestini, facendosi pagare ovviamente una quota in denaro. Insomma, una tangente, in percentuale sulle consegne.

È quanto racconta un'inchiesta del Corriere della Sera, un cui giornalista, senza essersi mai registrato al portale e servendosi del terminale di un altro e vero rider (che si era registrato in precedenza), è riuscito a fingersi rider per un giorno, scorrazzando per le vie di Milano a suon di consegne su consegne.

"Posso cedere la mia applicazione a un'altra persone per fare le consegne?", chiede il cronista alla selezione per diventare rider e la risposta non lascia spazio a interpretazioni: "Assolutamente no. Non è legale: è caporalato. Glovo non consente di prestare l’applicazione a nessuno. Quindi, se per caso, io ordino e vedo qualcuno di voi che arriva e non corrisponde al rider della foto, non vi denunciamo – perché evitiamo denunce –, ma vi chiudiamo l'account". Cosa verissima, visto che le azine del food delivery annunciano e applicano tolleranza zero.

Ecco, in realtà però è esattamente questo il sistema che moltissimi ragazzi utilizzano per lavorare. E nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di giovani immigrati irregolari, privi – appunto – di regolari documenti. Il sistema è semplice: chi non ha i documenti, si mette d'accordo con un rider in regola e gli paga la "licenza".

Come racconta un migrante nel piazzale delle Stazione Centrale: "Io ho il permesso di soggiorno per soli 6 mesi, ma la società chiede quello dai 2 ai 5 anni. E allora un mio amico, che ora lavora in un ristorante, mi ha lasciato l’account. Io non gli pago niente, perché è mio amico, ma le altre persone che fanno così pagano".

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