Da "Via Craxi!" a una via per Craxi: svolta a Milano

Da "Via Craxi!" a una via per Craxi: svolta a Milano

Il primo a battersi perché Milano restituisse dignità a Bettino Craxi, il presidente del Consiglio morto nel 2000 ad Hammamet, travolto dalle inchieste del pool di Mani Pulite, fu il sindaco del centrodestra Gabriele Albertini. Non si accontentò di una bocciatura incassata nel 2002: tre anni dopo ripresentò in aula la proposta di dedicargli una targa in piazza Duomo 19, sede del Psi e per trent'anni il suo quartier generale. Ma la Lega di Umberto Bossi si alleò con la sinistra e affondò la delibera. Il capogruppo era un giovane Matteo Salvini, lo stesso che oggi riconosce che «a Sigonella seppe tenere la schiena ben dritta», e potrebbe persino partecipare al ventennale della morte in Tunisia. I richiami alla «Milano da bere» e a Tangentopoli soffocarono anche la proposta di intitolargli una via o un giardino avanzata a fine 2009 da Letizia Moratti, a pochi mesi dall'elezione in Comune. Semaforo rosso. Ma i tempi potrebbero essere finalmente maturi. Ieri il sindaco Beppe Sala non si è schierato ma ha passato (almeno) la palla al Consiglio comunale perché si esprima una volta per tutte. Il 19 gennaio cadrà il ventesimo anniversario dalla morte di Bettino Craxi. Da giorni si è riaperto il dibattito sull'intitolazione di una strada all'ex leader del Psi e Sala ha ammesso che «politicamente è il momento di affrontare la questione, il ventennale è un passaggio storico da non ignorare. Non sarebbe sbagliato un dibattito in Consiglio, il primo passo potrebbe essere sicuramente questo». Sa bene che in aula arriveranno al voto mozioni e ordini del giorno del centrodestra per rivalutare la figura dello statista - che a Milano fu anche consigliere e assessore all'Economato - e la maggioranza di centrosinistra, ancora spaccata, sarà costretta a schierarsi. L'input sul passaggio storico «da non ignorare» e sui tempi stretti potrebbe essere raccolto positivamente.

Non si fida e chiede uno sforzo in più la figlia Stefania Craxi, la senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri legge «con piacere le parole di Sala. Anche se sono passate diverse stagioni, e quindi il tempo per affrontare la questione è maturato da diversi anni e non ora, il tema che si riapra una riflessione tra quanti a sinistra hanno ignorato la questione Craxi è più che corretto». Ma l'apertura di un dibattito in città «è una dichiarazione che ha già fatto nel 2017. Eppure, a Milano, nonostante momenti di approfondimento e di riflessione sulla figura e l'operato del leader socialista la Fondazione Craxi ne ha promossi tanti, e Sala ripetutamente invitato e sollecitato non ha mai per diverse ragioni partecipato». Stefania Craxi ritiene dunque «serio e corretto» che Sala faccia «un passo in avanti, abbia la forza di intitolare a Craxi un'importante via nella sua città».

La sollecitazione al sindaco Sala è partita da una lettera-appello pubblicata nei giorni scorsi dal Giornale. Roberto Caputo, esponente socialista, ricordava che la notte tra l'11 e 12 ottobre 1985 l'allora presidente del Consiglio a Sigonella «rendeva l'Italia un Paese sovrano, schierando carabinieri e aviatori». Dall'83 all'86 «guidava l'Esecutivo più longevo della Storia della Prima Repubblica, misurandosi con l'inflazione che piegava il Paese e abbattendola». E sempre Craxi, durante il rapimento di Aldo Moro, «fu uno dei pochissimi politici a schierarsi per la sua salvezza». E ha rappresentato la sua Milano «in Parlamento, poi al governo e nel mondo».

E la città che lo ha «cacciato» potrebbe omaggiarlo anche con una lapide o un busto nel Famedio, il «Pantheon» di Milano. A proporlo nel dibattito in Consiglio comunale non sarà l'opposizione ma un esponente della Lista Sala.

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