Cronache

Riportare la salma di Craxi in Italia? Ora si raccolgono le firme

Una petizione su Change.org chiede il rientro delle spoglie di Craxi in Italia ma la figlia Stefania: "Lui ha scelto di stare in Tunisia"

Riportare la salma di Craxi in Italia? Ora si raccolgono le firme

Nemo propheta in patria, ma il tempo si sa è galantuomo. Così a quasi diciotto anni di distanza dalla morte, la salma di un altro “re” in esilio viene reclamata al di qua del confine.

Su Change.org è approdata da qualche giorno una petizione per chiedere il rientro in Italia del feretro dell’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi. “La notte di Sigonella - si legge nel testo della petizione - è stata forse una delle ultime occasioni in cui questo Paese ha avuto un sussulto di orgoglio” e “molti, insieme a me, pensano che sia giunto il momento di riconciliare Craxi e l’Italia”. A scrivere è Samuel Battaglini, vicepresidente dell’Anci Giovani e dirigente di Forza Italia. “L’idea - spiega a IlGiornale.it - mi è venuta davanti ad un caffè, ero assieme ad un gruppo di amici e commentavamo il rientro delle spoglie di Vittorio Emanuele III in Italia, ci siamo trovati tutti d’accordo nel dire che il ritorno di Craxi rappresenterebbe un momento di pacificazione tra il passato e un presente povero di leader”. In fondo, “meglio uno statista morto che il nulla”.

Se sulle spoglie del vecchio monarca il divieto di rientro è caduto e, tra malumori e polemiche, è stato possibile inumarlo in quel di Vicofrote, per Craxi non andrà così. A dirlo non è la legge, ma le ultime volontà del rinnovatore della sinistra italiana, fedelmente rispettate dalla figlia Stefania. Sentita da IlGiornale.it, racconta: “Ringrazio gli italiani che firmeranno la petizione ma mio padre resterà nel bel cimitero cristiano di Hammamet, che si trova accanto a quello musulmano e rappresenta l’incontro tra due civiltà, anche per questo ha speso la sua vita”. D’altronde è lì che ha scelto di rimanere, “in quella terra che lo ha amato e accolto in un momento difficilissimo della sua vita”. Lasciandosi alle spalle la folla forcaiola che, prima della magistratura, lo aveva giudicato. E quel lancio di monete e banconote emblema del clima di quegli anni e di una frattura mai ricomposta tra politica e società civile. “Ha detto con grande chiarezza - prosegue la Craxi - che sarebbe tornato in Italia solo da uomo libero”. Ma non è stato possibile, l’ex segretario del Psi muore da condannato e da esiliato.

Mentre ogni 19 gennaio la sua tomba è meta di pellegrinaggio per gente comune ed esponenti delle istituzioni, “a sinistra ci sono ancora delle resistenze”, spiega la Craxi che ha fatto della riabilitazione paterna “la ragione del mio impegno”. Un paradosso, perché “Craxi è stato l’ultimo leader della sinistra riformista, quella a cui la grande storia ha dato ragione, e chi invece è stato sconfitto non glielo ha perdonato”. Gli eredi del Pci, disorientati dopo la caduta del Muro di Berlino, non hanno mai accettato che il socialismo craxiano fosse antitotalitario e svincolato da Mosca. Il fatto che Craxi avesse ragione è una realtà difficile da digerire ancora oggi. Pur escludendo l’ipotesi di un rientro, la Craxi rilancia: “Perché non raccogliere firme affinché in ogni città ci sia una piazza o una via a lui dedicata?”.

La palla ritorna al centro.

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