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Il Diavolo si affida all'"uomo forte": torna Ibra

Il Diavolo si affida all'"uomo forte": torna Ibra

Ibra si è promesso al Milan. Non ha ancora materialmente firmato il contratto ma ha accettato i nuovi termini proposti da Boban con il consenso dell'azionista Elliott. L'annuncio è previsto nelle prossime ore secondo le fonti del club rossonero che ha lavorato sodo con il dirigente croato (Maldini è partito per Miami lunedì scorso) dal pomeriggio di domenica scorsa, dopo la mazzata di Bergamo, per cercare di portare a compimento l'operazione rimasta bloccata dal silenzio dell'interessato, insoddisfatto della prima offerta che prevedeva solo sei mesi sicuri e poi la conferma legata al piazzamento in classifica. La risposta di Ibra dall'altra parte dell'oceano non era stata rassicurante: «Non sposto la mia famiglia per un contratto di sei mesi». Ineccepibile, come obiezione. Adesso Ibra ha accolto favorevolmente il cambio sostanziale dell'intesa: sei mesi garantiti a 3 milioni netti da gennaio 2020 fino a maggio più l'opzione per la prossima stagione 2020-2021 (a 6 milioni netti) che scatterà non più sulla base del piazzamento in classifica del Milan ma tenendo conto di alcuni obiettivi personali raggiunti dallo svedese. Che possono essere, in ordine sparso, i seguenti: numero di presenze, numero di gol, numero di gol decisivi, numero di assist forniti ai suoi sodali.

Lo sbarco, il secondo in maglia rossonera, è previsto prima del 30 dicembre per partecipare quindi alla ripresa degli allenamenti fissati da Pioli a Milanello. La sua ultima partita negli Usa è datata 28 ottobre. Nel frattempo si è tenuto in allenamento ma avrà bisogno di 2 settimane per levigare la sua macchina muscolare. Difficile che possa debuttare già il 6 gennaio contro la Samp. Come si può capire, Ibra ha ancora una volta scommesso su se stesso perché conosce perfettamente il suo fisico, le sue motivazioni e la capacità di reggere l'urto nel campionato più complicato d'Europa, definizione di Lukaku. E perché risollevasse il Milan attuale, gli varrebbe come una Champions league. Nel biennio precedente, dall'agosto del 2010 al maggio del 2012, si congedò dal Milan per volontà di Fininvest che doveva fare plusvalenza e chiudere il bilancio in attivo - con un totale di 56 gol per non citare assist ed altre imprese balistiche (tipo il gol a Lecce da 40-50 metri) che gli valsero giudizi stregati e procurarono al club lo scudetto più la supercoppa contro l'Inter. Da Pioli fino a Boban, regista paziente e abile della ultime ore, sono tutti convinti che questa mossa sarà utile perché «non è solo un progetto sportivo ma di leadership, di carattere, di voglia di superarsi» la spiegazione passata da Boban ai suoi collaboratori più stretti. Di sicuro potrà giovare al gruppo composto da giovanotti stravolti dalla responsabilità di indossare la maglia rossonera. «Leao con lui in pochi giorni di allenamento capirà tantissimo» un altro giudizio raccolto a Milanello nei giorni scorsi. Smentita, invece, la pista turca del centrocampista dell'Arsenal Elneny, finito al Besiktas in prestito.

L'eccezione alla regola del fondo americano concessa per Ibra è considerata da taluni osservatori una sorta di indiretta conferma della volontà di procedere subito alla dismissione del club dando così credito alle voci, puntualmente smentite dall'interessato, che danno il gruppo Arnault interessato all'acquisizione.

Nella testa dell'attuale management Ibra è il primo puntello del mercato invernale 2020, altri ne arriveranno e forse daranno al Milan quell'iniezione di energie e personalità di cui c'è un disperato bisogno.

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