Cronache

La docente: "Vogliamo il diritto di opporci ai corsi scolastici gender"

Nella sua scuola è stato approvato l'insegnamento di un progetto sulla sessualità che promuove le teorie gender. Senza che i docenti potessero conoscerlo ed opporsi

La docente: "Vogliamo il diritto di opporci ai corsi scolastici gender"

“Stiamo producendo un mondo fatto di atomi, persone che pretendono di far valere solo quello che sentono. Abbiamo smesso di parlare di interiorità, di coscienza, di responsabilità. Questo genera un uomo onnipotente”.

Francesca, nome di fantasia di una docente di Bologna che vuole difendere la sua identità, disegna così il “nuovo corso” dell’educazione nelle scuole italiane. A giugno la sua scuola ha approvato l’adesione al progetto “W l’Amore” (promosso dalla Regione Emilia Romagna), senza permettere ai docenti di discutere nel merito. Senza dare la possibilità ad alcuno di dissentire. Di esprimere il proprio parere contrario ad un programma che disegna la famiglia tradizionale come un modello superato. Che insegna la masturbazione e promuove un individuo svincolato dalla sua essenza biologica.

Perché non si discute sul tema? Perché si sta cercando di farlo passare in sordina?
“Perché su tutti noi pende la spada di Damocle dell’omofobia. Nessuno mette in discussione i diritti di tutte le persone, quale che sia l’orientamento sessuale. Ma chi si oppone al fatto che determinati insegnamenti vengano inseriti nei programmi scolastici finisce per essere considerato disinformato e poco rispettoso dei diritti di ciascuno. Così si preferisce tacere.”

E gli altri docenti come hanno reagito?
“In molti non hanno reagito per diverse ragioni. La prima tra tutte è la disinformazione ma anche la rinuncia ad assumersi la responsabilità di scelte che crediamo non ci coinvolgano direttamente. O ancor peggio tacciono perché sono intimiditi da una pressione mediatica che è diventata ormai insopportabile.”

In altre scuole, dunque, sarà passato senza che nessuno se ne sia accorto?
“Certo, passa attraverso il sostegno e l’autorizzazione di Enti Pubblici come la Regione e la AUSL, di cui i docenti si fidano a priori. E’ per questo che sono preoccupata, è per questo che è necessario farsi sentire se davvero ci stanno a cuore i nostri ragazzi”.

Deve esserci la possibilità di una sorta di “obiezione di coscienza” del corpo docenti?
“Credo proprio di si. Deve essere garantito il diritto di un insegnante di dire ‘no’ a questi progetti. Ma soprattutto quando un atto ufficiale viene definito, è tutta la scuola che lo approva. Non i singoli docenti. Per questo è necessario che tutti siano adeguatamente informati in merito a iniziative tanto delicate. Nel mio caso non c’è stato niente di tutto ciò”.

Che tipo di messaggio veicola il progetto “W l’Amore”?
“Alle sue fondamenta c’è il falso. Il principio cioè che “libertà” voglia dire essere svincolati da ogni condizionamento. Questo è quello che invece si vuol far passare: libertà da tutti i modelli, in particolare quello familiare; e possibilità di poter scegliere l’essere uomo o donna a prescindere dal dato corporeo. Non intendo insegnare ai miei ragazzi ciò che ritengo sbagliato da punto di vista biologico prima ancora che sociale ed antropologico”.

C’è un disegno dietro?
“Sì, sicuramente. E da un inganno non può venire nulla di buono. Si vuole usare la scuola per portare il mondo in questa direzione. Parlano di libertà e poi surrettiziamente impongono questo progetto. Un gruppo di “esperti” ha definito alcuni principi e cerca di diffonderli nelle scuole. Ma non corrispondono a nulla di ciò che io considero vero, buono, giusto e soprattutto utile per i giovani. Ho il diritto di dire ‘no’.”

Che società sta nascendo?
“Individualista. Fatta di persone sole. Con l’assenza grave del senso di responsabilità, e di valori che orientino al bene comune.”

Come opporsi?
“Mi conforta sapere che finalmente si sta cominciando a prendere coscienza che nella scuola italiana, in modo subdolo ed apparentemente ammantato di buoni propositi, si stanno in realtà diffondendo le applicazioni più inaccettabili delle teorie gender. Ora tocca ai docenti informarsi e reagire”

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