Cronache

"Una donna non mi comanda": marinaio condannato per insubordinazione

Un marinaio 34enne di stanza a La Spezia è stato condannato in Cassazione per essersi rifiutato di obbedire a un'ufficiale donna

"Una donna non mi comanda": marinaio condannato per insubordinazione

Un marinaio di 34 anni in servizio sulla nave "Martellotta" della Marina Militare, di stanza a La Spezia, è stato condannato dalla Cassazione per essersi rifiutato di obbedire a un'ufficiale donna "perché femmina".

L'uomo, addetto alle mansioni di cuoco con il grado di sottocapo di prima classe, si impossessò di alcuni registri del corpo di guardia. Registri che, a suo dire, "presentavano incongruenze, poi verificate dai carabinieri" che lui voleva denunciare.

Successivamente, in assemblea, di fronte ad un sottotenente di vascello che lo richiamava a "rispettare i doveri connessi al suo stato", il cuoco rispose così: "Ma guarda questa! Io non devo dar conto a nessuno. Io sono un maschio, e ho girato il mondo, e non mi faccio comandare da una femmina".

Un'insubordinazione in piena regola, peraltro aggravata dal fatto che quelle parole vennero pronunciate in presenza di altri militari. Il marinaio ha tentato di difendersi presentando un ricorso in Cassazione e spiegando "di aver pronunciato le parole contro la superiore in uno stato emotivo acuito dalla convinzione di stare nel giusto, dopo aver subìto pressioni per desistere dalle contestazioni e dalle denunce".

Tuttavia la Suprema Corte non ha accolto la sua versione e lo ha condannato per insubordinazione e per mancata consegna (per la faccenda dei registri) oltre che per disobbedienza, per essersi allontanato dalla base senza un permesso valido.

Ora per lui si apriranno le porte del carcere militare.

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