Ecco la e-sigaretta che si fuma al ristorante Ma è già polemica

Le nuove sigarette elettroniche saranno considerate "prodotti da inalazione". Solo perché le produce (in Italia) Philip Morris?

Ecco la e-sigaretta che si fuma al ristorante Ma è già polemica

Fatta la legge, trovato l'inganno. Basterà infatti cambiare categoria alla sigaretta elettonica per renderla legale in ristoranti e luoghi pubblici. Se per quelle già sul mercato (che contengono nicotina, ma non tabacco) c'è poco da fare, infatti, quelle di nuova generazione che arriveranno solo l'anno prossimo in Italia saranno considerate "prodotto da inalazione" e non "prodotto da fumo".

Lo prevede, secondo il Corriere, l’ultima bozza del decreto legislativo sulla tassazione dei tabacchi allo studio del ministero dell’Economia, che potrebbe finire sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. A far sbloccare il divieto di "svapare" sarebbe il "potenziale rischio ridotto" garantito dal produttore. Non un'azienda qualsiasi, ma nientedimeno che la Philip Morris International, leader nel mercato delle sigarette, che ha di certo qualche influenza nella vita politica. Senza contare che per la sua prima fabbrica in Europa ha scelto Bologna (e non la Germania) dove darà lavoro a 600 persone.

"Tutto questo è ridicolo", dice Riccardo Polosa, professore ordinario di medicina interna e direttore del centro di prevenzione e cura del tabagismo all’università di Catania, "Al pari del fumo presente nella combustione va ricordato che anche in seguito a fenomeni chimici non combustibili si liberano fumi".

E anche i produttori delle sigarette elettroniche attualmente in commercio non sono certo contenti: "Quello che preoccupa è la totale assenza di trasparenza che c’è dietro certi procedimenti", dice Massimiliano Mancini, presidente di Confindustria Anafe, "Con un ruolo pervasivo, che rifugge ogni confronto reale, da parte di burocrazie autoreferenziali".

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