Il fascino dei numeri che a scuola annoiavano

Il genio della matematica non è roba per vecchi. È precoce. È immediato, lampante, qualcuno dice che si consuma in fretta. Sono rare le illuminazioni dopo i quarant'anni. La matematica no, la (...)

(...) matematica senza geni, quella dei profani o dei «babbani», è un mistero meraviglioso che scopri solo invecchiando. Non importa se da adolescente ti impiccavi intorno a un binomio o non avevi neppure idea di quanti infiniti mondi si nascondessero dentro la radice quadrata di due. A un certo punto nella vita scopri che i numeri non servono solo per contare. Non sono banali, non sono aridi, non sono un quattro in pagella. Non sono cinici. I numeri sono le particelle elementari con cui si legge e si scrive ciò che per brevità chiamiamo universo, ciò che vive e ciò che muore. Sono lo specchio dei quanti. I numeri si parlano l'uno con l'altro, qualcuno più socievole, altri un po' più soli e diffidenti, ma tutti assumono senso nelle relazioni con gli altri. E quando li tessi in una funzione matematica ti narrano tutto ciò che accade. È la vita, il verbo, che ti porta ai confini della metafisica. Oltre c'è il mare delle non risposte.

La matematica è l'altra faccia dell'epica, del romanzo o della filosofia. È fantasia nuda, senza vestiti. Ci arrivi tardi a capirlo. Tutti più o meno sanno cos'è il Nobel. La medaglia Fields la scopri invece per caso in film come Genio ribelle o Beautiful Mind, magari perché l'alchimia dei numeri è diventata più pop. Ora ti dicono che un ragazzo di 34 anni è il secondo italiano a vincerla, dopo 44 anni. Si chiama Alessio Figalli e lavora a Zurigo. Che fa? Segue le nuvole. Non come Aristofane per sbertucciare i sofisti e Socrate, ma per capire quanta fatica fanno per passeggiare lassù, in apparenza senza meta. Quello che Alessio Figalli sta cercando è il segreto del movimento ottimale. La natura, chiunque ne abbia scritto gli algoritmi, non è sciagurata come noi. Non spreca energie. Le nuove vanno al migliore dei regimi possibili.

I matematici sanno essere dispettosi e giocherelloni, come il predecessore di Alessio. Enrico Bombieri è un genio sui numeri primi. È possibile che il suo Dna arrivi da Fibonacci. Solo che qualche volta si annoia.

Una ventina di anni fa scrisse una mail, quando le mail le scrivevano in pochi, con una notizia stratosferica: un giovane ricercatore aveva dimostrato l'ipotesi di Riemann, il Santo Graal della matematica. Era il primo giorno del quarto mese dell'anno del 1997. Un pesce d'aprile.

Vittorio Macioce

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica