Fase 2, ecco i tre indicatori d'allarme che controlleranno il Paese

Monitoraggio dei casi infetti, diagnosi accertate e stabilità di trasmissione: sono questi gli indicatori d’allerta che terranno sotto controllo la Fase 2 dal 4 maggio, stabilendo un’eventuale secondo lockdown

Fase 2, ecco i tre indicatori d'allarme che controlleranno il Paese

Ci separano orami poche ore dalla tanto attesa Fase 2. La riapertura – a metà – dell’Italia scatterà da lunedì 4 maggio, quando i cittadini italiani, dopo due mesi di isolamento forzato in casa, potranno varcare il proprio uscio domestico per gli arci noti motivi di salute, lavoro e necessità e per la novità della visita ai cosiddetti e famigerati "congiunti". Inoltre, si potrà tornare a camminare e a correre in libertà nei parchi delle città del Belpaese.

Ma attenzione, perché una possibile ricaduta è dietro l’angolo, visto che la riapertura e la ripartenza, seppur come detto parziale, del Paese potrebbe innescare un effetto negativo, portando a far ricrescere la curva dei contagi e dei decessi. Ecco perché governo e task force varie hanno messo a punto un sistema di monitoraggio per la Fase 2, prevedendo alcuni indicatori-campanelli d’allarme che di fatto decideranno se provvedere a una nuova serrata.

Gli indicatori per la Fase 2

Le istituzioni nazionali e regionali, insieme alle autorità preposte al gestire l’emergenza sanitaria e la crisi economica causa pandemia di coronavirus, hanno messo nero su bianco quelli che saranno gli indicatori capaci di monitorare la situazione – relativa alle strade italiane che torneranno a riempirsi – e di far scattare, in caso, l’allarme.

Il Sole 24 Ore è in possesso della bozza della circolare che il ministero della Salute pubblicherà sul proprio portale ufficiale nei prossimi giorni. Il documento conterrà in modo dettagliato questi "indicatori" e i relativi algoritmi. L’anticipazione è disponibile peraltro sul sito del dicastero di Roberto Speranza, dove si legge che il titolare dello stesso "ha firmato il decreto ministeriale con cui vengono definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario per l'evoluzione della situazione epidemiologica".

Quindi, si apprende come per classificare il rischio sanitario connesso al passaggio dalla Fase 1 alla Fase 2 sono stati individuati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati a livello nazionale, regionale e locale. Eccoli: "1) Indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio; 2) indicatori di processo e sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; 3) indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari".

"Le soglie definite negli indicatori sono volte a mantenere un numero di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2 stabile (ossia un aumento limitato nel tempo e nello spazio), anche in ospedali, Rsa, case di riposo, e a impedire il sovraccarico dei servizi sanitari. Mentre i valori di allerta identificati serviranno per decidere eventuali revisioni delle misure adottate" si legge infine.

Quindi, per quanto concerne la capacità di monitoraggio, nella Fase 2 saranno fondamentali tutti i dati relativi ai numero di nuovi infetti, con particolare attenzione a quelli nelle Rsa. Sul versante dell’accertamento diagnostico, sarà prioritario il volume e le percentuale di tamponi effettuati sulla popolazione e la capacità di tracciare sia gli spostamenti sia i contatti dei positivi al Sars-Cov-2.

Per quanto riguarda infine il terzo e ultimo punto, centrale nella Fase 2 sarà il ruolo e il peso del parametro Ro, che calcola la velocità di trasmissione del coronavirus: l’Ro non dovrà superare l’1, altrimenti saranno guai.

Oltre all’Ro, la capacità di ospedali e pronto soccorso – insomma, del comparto sanitario nella sua interezza – di gestire l’arrivo dei pazienti, garantendone le cure e i ricoveri in terapia intensiva.

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