Cronache

Felice Maniero arrestato per maltrattamenti sulla compagna

Faccia d'Angelo è stato arrestato grazie alle nuove regole del Codice Rosso. Ora si trova nel carcere di Bergamo

Felice Maniero arrestato per maltrattamenti sulla compagna

Il boss della Mala del Brenta, Felice Maniero, è stato arrestato a Brescia con l'accusa di maltrattamenti sulla compagna. A rivelarlo è il Giornale di Brescia. "Faccia d’Angelo" - così era chiamato ai tempi in cui, con la sua banda, terrorizzava il Nordest con rapine, omicidi, sequestri, e si faceva beffe delle istituzioni - da tempo viveva nella città lombarda con una nuova identità. L'arresto è scattato ieri dopo la denuncia della donna e secondo le nuove regole del Codice rosso. Maniero è ora in carcere a Bergamo.

L'ordinanza di custodia cautelare per Felice Maniero è stata firmata giovedì dal gip di Brescia Luca Tringali e le manette sono scattate immediatamente grazie il nuovo Codice rosso, la legge introdotta ad agosto e che garantisce un canale privilegiato per le donne che subiscono violenza. Maniero sarebbe scoppiato in lacrime davanti agli agenti che lo hanno ammanettato dando seguito alla ordinanza del gip di Brescia. Agli agenti, poi, ha chiesto di non portarlo in cella perché non voleva farsi vedere così dalla figlia di 18 anni a cui è molto legato.

La denuncia della compagna

Stando a quanto riporta l'Agi, a denunciarlo è stata la compagna che a raccontato di continui litigi e maltrattamenti fisici e psicologici che avrebbe subito da parte di chi ha alle spalle una ben nota carriera criminale provocando stati di ansia e agitazione. E mentre picchiava la compagna, a Brescia Felice Maniero si era dedicato all'imprenditoria nel campo della depurazione delle acque aprendo anche una società con il figlio illegittimo.

Come ricorda il Corriere, un anno fa in un'intervista trasmessa su Nove, "Faccia d'Angelo" si vantava davanti a Saviano per gli orrori commessi: "Guardi, io sono stato condannato per 7 persone. La prima persona ammazzata è stato Ottavio Andrioli (un suo importante collaboratore, ndr). A noi del Brenta non aveva fatto niente, però voleva uccidere due dei mestrini, voleva ucciderli. E noi lo abbiamo anticipato... Eravamo in 4 e niente… abbiamo dato un calcio alla porta: era un festino di cocaina, erano in 7-8… Abbiamo visto Andrioli e gli abbiamo sparato".

Maniero, sempre in questa intervista, non si diceva tormentato dai troppi omicidi, "perché in uno ho vendicato un mio caro amico, che mi sono sentito colpevole della sua uccisione. Forse Andrioli (poteva sentirci un po' in colpa, ndr), forse, perché non m'aveva toccato a me. Però voleva ammazzare i miei compagni, per cui…".

Ma ora pagherà per tutto ciò che ha fatto.

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