Cronache

Fermo, per Mancini omicidio o legittima difesa?

La battaglia legale per il caso di Fermo si gioca attorno a due punti fondamentali: quando è partito il pugno letale e quanto se era necessario

Fermo, per Mancini omicidio o legittima difesa?

Il pm di Fermo, Francesca Perlini, accusa Amedeo Mancini di omicidio preterintenzionale. Il legale della difesa, Francesco De Minicis, invece, cerca di dimostrare che l'ultrà avrebbe agito per legittima difesa. Su questo punto si gioca la sfida legale che dovrà raccontare la verità giuridica sulla morte di Emmanuel Chidi Nnamdi.

Omidicio o legittima difesa?

La questione ruota attorno a due punti. Il primo riguarda il momento in cui Mancini colpisce con il pugno Emmanuel. Appurato infatti che i primi ad aggredire furono i due nigeriani, ipotizzato che il paletto - come detto da tre testimoni - sia stato usato da Emmanuel, si potrebbe pensare che l'ultrà abbia effettivamente reagito per legittima difesa. Eppure il pm è convinto che tra il momento in cui Amedeo viene "aggredito" e il pugno siano passati alcuni minuti sufficienti per farlo passare da vittima ad aggressore. In particolare, una delle testimoni (T.M.) ha messo a verbale che dopo aver colpito Amedeo, Emmanuel "si allontanava, ma veniva raggiunto da Mancini e tra i due iniziava una scazzottata a seguito della quale l' uomo di colore rovinava a terra". Se così è stato, l'ultrà avrebbe dovuto prendere atto del desiderio di Emmanuel di porre fine alla rissa. Rincorrendolo, invece, si sarebbe trasformato in aggressore.

Secondo la difesa, però, la stessa testimone in una deposizone successiva avrebbe precisato il suo racconto, affermando che il nigeriano dopo aver colpito con il palo l'ultrà sarebbe solo indietreggiato di qualche passo, fronteggiando però Mancini e attendendo che si rialzasse. Questo, secondo i difensori, dimostrerebbe che Emmanuel continuava a mostrarsi offensivo.

Il pungo era necessario?

L'altra questione riguarda il pugno. Il giudice dovrà dire se Mancini ha colpito il nigeriano per necessità oppure se poteva sfuggire all'aggressione in altro modo.La difesa sostiene la versione fornita dallo stesso Amedeo in una lettera: "Non mi hanno lasciato via d'uscita". In questo caso il testimone chiave sarebbe un'operatrice del centro di accoglienza Sprar dove erano ospitati i due nigeriani. La signora ricorda che, mentre cercava di fermare Emmanuel urlando "stop, basta, fermo", ha visto Chinyery colpire l'ultrà da dietro con una scarpa. In sostanza Amedeo si sarebbe trovato "circondato": di fronte Emmanuel e dietro la vedova. Decidendo così di colpire l'uomo per liberarsi.

L'aggrevante per razzismo

Sulla testa di Amdeo pende anche l'aggravante per razzismo, che riguarda la frase ("scimmia") rivolta a Chinyery all'inizio dell'evento. Secondo la difesa, però, i due fatti (l'insulto e il pugno) non sono direttamente collegati. L'ultrà infatti grida "scimmia" intorno alle 15.00, mentre la morte di Emmanuel è da iscriversi dopo alcuni minuti. Circa 15: il 118 infatti arriva alle 15.14.

Nel mezzo ci sono i calci del nigeriano, il paletto sradicato, brandito e scagliato contro Mancini e la zuffa finale.

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