La Ferrante? Non si sa chi sia ma si sa che odia Berlusconi

Gli scrittori italiani si dividono in paraculi e culi parati. Ma condivivono un'ossessione

Un dettaglio della copertina di La frantumaglia
Un dettaglio della copertina di La frantumaglia

Gli scrittori italiani si dividono in due categorie: i paraculi e i culi parati. Sono totalmente indistinguibili tra loro se non per un'ossessione: odiano Silvio Berlusconi. L'odiare Silvio Berlusconi è una cosa che fa sentire fighi, è un'invenzione italiana per stare dalla parte del potere fingendo di fare la Resistenza. Chiunque, da Gianrico Carofiglio a Nicola Lagioia, da Francesco Piccolo a Erri De Luca, ha vergato decine di articoli contro Silvio Berlusconi per un semplice fatto: il potere culturale in Italia degli ultimi vent'anni è antiberlusconiano. Il suddetto Lagioia si sperticò perfino in una requisitoria contro Antonio Ricci, perché lavorava a Mediaset e quindi era un fascista. Tenete conto che Antonio Ricci sta a Nicola Lagioia come Voltaire a Wanna Marchi. Il beau geste, in ogni caso, gli è fruttato un Premio Strega, pur con un romanzo mediocre. Simpatica, a riguardo, una lettera (inedita ma vecchia) pubblicata ieri sul Fatto Quotidiano di Elena Ferrante, la misteriosa autrice spalleggiata da piccoli giornali underground come il Corriere della Sera e la Repubblica. La sua tesi è uno strampalato paragone tra Sofri e Berlusconi. Sintetizzo: Sofri è stato giudicato colpevole, ma siccome è stato in prigione adesso è innocente; Berlusconi, se pure fosse assolto, sarebbe colpevole. Come gli vengono in mente simili stronzate non si sa, ma tant'è. Probabilmente hanno studiato bene la lezioncina di Pier Paolo Pasolini, l'unica che si ricordano tutti, quella dell'«io so». Che significa: io so, ma non ho le prove. Bella teoria, il garantismo dei sanculotti. È comunque la linea editoriale de Il Fatto Quotidiano, infatti con la minestra riscaldata della Ferrante ci fa una bella paginona, con un titolo a caratteri cubitali: «Berlusconi, Sofri e la linea tra i colpevoli e innocenti». Io stesso, per la cronaca, ho pagato sulla mia pelle il mio non essere di destra ma neppure antiberlusconiano: la Mondadori (di Berlusconi) aveva problemi nel pubblicarmi perché avevo scritto troppi pezzi contro Roberto Saviano (edito da Mondadori, ovviamente antiberlusconiano).

Appena andò via Saviano, potei entrare io.

Il bello è che della Ferrante non si sa niente: è un nome d'arte dietro cui potrebbe esserci chiunque, perfino Berlusconi, sebbene penso che Berlusconi se si mettesse a scrivere romanzi produrrebbe libri superiori agli Harmony per uomini e donne in menopausa della signora Ferrante.

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