Cronache

Roccella: "Fu eutanasia ma all'italiana decisa da un niet di Napolitano"

Roccella: "Fu eutanasia ma all'italiana decisa da un niet di Napolitano"

S ono trascorsi dieci anni ma è come se ne fossero passati molti di più. L'Italia, il Paese in cui Eluana Englaro moriva la sera del 9 febbraio 2009, aveva seguito con ansia la sua interminabile agonia. C'erano state prese di posizione molto forti, grandi suggestioni nell'opinione pubblica, l'intervento autorevole della Chiesa e scontri politici sul diritto, presunto, a morire.

Oggi c'è una legge che secondo Eugenia Roccella, allora sottosegretario alla Salute, ha introdotto «l'eutanasia all'italiana, dando la possibilità di staccare il sondino» e dunque di fare morire quell'essere umano di fame e di sete. Esattamente come accadde alla sfortunata ragazza, in stato vegetativo da molti anni, strattonata da tutte le parti in quei giorni drammatici.

Roccella ricostruisce tutta la storia in un libro - Eluana non deve morire, Rubbettino, in libreria dal 9 febbraio - che si legge tutto d'un fiato, come un romanzo. In realtà Roccella ricostruisce in modo dettagliato tutte le fasi di una vicenda complessa: la determinazione quasi inspiegabile di Beppino Englaro nel volere far volare via la figlia malata. La breccia aperta dalla Cassazione: il sì allo staccare la spina, che poi non doveva essere staccata perché Eluana respirava da sola, non sulla base di una precisa richiesta scritta formulata in precedenza dalla paziente, ma addirittura arrampicandosi in modo spericolato sugli stili di vita, ricostruiti in qualche modo a distanza di tanto tempo. E poi, naturalmente, la contesa politica: cattolici ma anche laici da una parte per tenere in vita la povera ragazza, i radicali, i grandi giornali, pezzi importanti delle istituzioni per aprire la porta e darle l'addio. «È stata una vera battaglia - conferma Roccella al Giornale - con un'incredibile accelerazione finale. Andai dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo convinsi a firmare un decreto pensato per bloccare in extremis la procedura che avrebbe portato alla fine di Eluana. Ma Napolitano rimandò indietro quel decreto, anche se era difficile non riconoscere i requisiti di urgenza dell'atto». Un no del Quirinale. Clamoroso e senza precedenti.

Sono le ultime ore di Eluana. Il sondino è stato staccato. Il centrodestra gioca un'ultima carta disperata: il disegno di legge che Napolitano non potrà non firmare. Il testo corre su una corsia velocissima, ma mentre è in corso la votazione al Senato arriva la notizia fatale: Eluana se n'è andata in una clinica di Udine. I vincitori festeggiano con una scelta dei tempi quantomeno indelicata, i sondaggi dimostrano che alla fine gli italiani avrebbero preferito un altro finale. Lasciando Eluana ai suoi tempi indecifrabili. Senza spedirla di fretta all'altro mondo, con una guardia giurata alla porta.

Oggi la politica balbetta e si avvita fra migranti e reddito di cittadinanza. I temi di frontiera, come il fine vita, non infiammano più il Palazzo. L'Italia si tiene la nuova legge, ma c'è poco di cui andare fieri. Oggi tutti possono morire di fame e di sete come Eluana.

Nel segno di una mentalità che ha cancellato la pietà.

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