La finta nascita (e il finto funerale) di un bambino mai esistito

Una coppia che voleva un figlio a tutti i costi compra due bambini, falsifica i documenti in Comune e ora è agli arresti con la banda che li ha truffati

La finta nascita (e il finto funerale) di un bambino mai esistito

Messina - Il giorno in cui Carmelo Luca Conti Nibali fu registrato all’anagrafe, Carmelo Luca non era mai nato. Né lo sarebbe mai, nato, da quel giorno agli anni a venire. Sarebbe anzi morto senza aver visto la luce, con un certificato pronto di sepoltura lui che non era mai entrato nella culla, né uscito dalla pancia della mamma.

Carmelo Luca Conti Nibali è il bambino fatto nascere e morire senza essere mai esistito. È il nome dietro cui si nasconde la storia di due bambini veri, uno italiano e uno rumeno, comprati per trentamila euro ciascuno e che dovevano essere entrambi lui, l’inesistente Carmelo Luca, il figlio maschio che un papà e una mamma desideravano al punto da affidarsi alla malavita: una banda che si è mangiata i loro soldi lasciandoli ora agli arresti (domiciliari), senza quel bambino registrato come nato e morto pur di renderlo vero. Se Pirandello e Camilleri potessero scrivere insieme, racconterebbero di una Sicilia che ha paura del giudizio degli altri, il paradosso che nasce dall’ossessione della lente pubblica e che porta uomini e donne soli in un abisso di autodistruzione.

Volevano un figlio a tutti i costi, Calogero e Lorella Maria: disperatamente. Avevano avuto una bambina disabile, poi tanti aborti. Quel sogno del maschio era diventato una malattia. Tutti i tentativi erano andati a vuoto, e allora che facciamo si erano detti i coniugi Conti Nibali. Lei a lui, soprattutto. La spirale diventa vertigine, quindi follia: compriamo un bambino. Il sogno si trasforma in un piano, il piano il terreno di pascolo di una banda pronta a sfruttare la fragilità lampante di Calogero e Rossella di Castell’Umberto in provincia di Messina, che volevano un figlio maschio e che non lo potevano avere.

E’ il 2008 quando Lorella si affida a una donna, Bianca Capillo: insieme riescono a creare un atto di nascita di un bambino inesistente, Carmelo Luca. Per sei anni però la banda tergiversa. La famiglia di Lorella sa, la coppia inventa con i paesani e i parenti di lui la storia che il piccolo Carmelo Luca è affetto da meningite contagiosa e che è ricoverato in vari ospedali del nord Italia. Nemmeno la nonna paterna può visitarlo. Il paese impressionato ci crede. Finché, a novembre del 2014, la sorpresa: i fantomatici intermediari fanno arrivare ai Conti Nibali un bambino dell’età del mai nato Luca Carmelo, di circa sette anni. In cambio vogliono 30mila euro.

Il bambino è italiano ed è stato venduto da una mamma messinese. Arriva a Castell’Umberto, e tutto il paese sperduto sui Nebrodi, appena mille abitanti, lo conosce. Ecco il bimbo dei miracoli, guarito da grave malattia. La futura mamma Lorella riesce ad avere subito la carta d’identità. La fa stampare in Comune con la foto del piccolo. Il certificato di nascita è finalmente affiancato da un documento con un viso. Ma quando i Conti Nibali rientrano in Svizzera per il trasferimento bancario (lì hanno la residenza perché gestiscono proprietà di famiglia) la vera mamma del bambino venduto si ravvede e riesce a riportarlo a casa. La coppia disperata si affida ad altri pregiudicati per intercettare madre e figlio scomparsi. Si mescola ancora di più a personaggi sotto osservazione da parte delle forze dell’ordine ed è a questo punto della storia che i carabinieri arrivano a loro, mentre stanno intercettando un pregiudicato in semi-libertà. Perse le speranze, la coppia avvia un piano A e un piano B.

Il piano A prevede la messinscena di un finto funerale, con certificato di morte pronto, per giustificare davanti al paese la sparizione del piccolo, morto, questa l’eventuale spiegazione, per un fulmineo aggravarsi della malattia. Il piano B, invece, è l’arrivo, sempre per 30mila euro, un altro bambino, questa volta dalla Romania. I Conti Nibali pensano anche alle conseguenze: sarebbero andati a vivere in Svizzera tornando a Castell’Umberto dopo un congruo numero di anni, quando i lineamenti dell’adolescente cresciuto avrebbero nascosto il pasticcio dei bambini sovrapposti, dal momento che tutto il paese aveva ormai visto e conosciuto il primo bambino. Ma i carabinieri del nucleo investigativo di Messina sventano i loro progetti, bloccando il piccolo romeno e gli intermediari all’arrivo in Sicilia.

“Il marito – racconta un investigatore - quando lo abbiamo arrestato ci ha detto Grazie. Non ci era mai capitato in tanti anni”. Grazie per averlo liberato da un incubo che diventava sempre più spaventoso.

Cinque persone sono ora ai domiciliari, per sette il gip di Messina ha chiesto l’obbligo di dimora. La posizione della mamma italiana che aveva venduto il suo bambino prima di pentirsi è ora al vaglio della procura dei Minori.

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