Coronavirus

Come funziona il farmaco che potrebbe fermare virus

I ricercatori stanno studiando l'uso di un farmaco in grado di inibire un enzima che facilita l'ingresso del Sars-Cov-2 nelle cellule. Si tratta dello stesso enzima tipico del tumore alla prostata

Come funziona il farmaco che potrebbe fermare virus

"Questa rischia di essere veramente la chiave di volta". Così il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha commentato lo studio della Fondazione per la ricerca biomedica avanzata e dell'Università di Padova che, in collaborazione con la Regione, hanno avanzato l'ipotesi dell'uso di un farmaco contro il tumore alla prostata per combattere il Covid-19.

Il farmaco contro il cancro alla prostata

I ricercatori hanno analizzato l'enzima "Tmprss2", che viene considerato il marcatore tipico del tumore alla prostata. L'enzima viene controllato dal testosterone, l'ormone maschile, che può influenzare la crescita del cancro. Per contrastare questo meccanismo viene usata una terapia a base di farmaci anti-androgeni. Il professor Francesco Pagano, presidente della Fondazione, ha spiegato che lo stesso enzima "facilita l'ingresso del coronavirus nella cellula" e, per questo, "riteniamo che usando la terapia anti-androgena, si potrebbe allora anche bloccare il coronavirus. Questo perchè si presume che il meccanismo sia lo stesso". Questo spiegherebbe anche il motivo per cui il virus è portato a colpire soprattutto gli uomini di una certa età, "quando la prostata comincia a crescere". È qui, secondo quanto spiegato a Libero da Pagano, che potrebbe agganciarsi il virus, "che poi va a finire nei polmoni". Gli scienziati hanno osservato che "su 130 pazienti con tumore alla prostata colpiti da Covid-19, nessuno seguiva questa terapia, mentre fra le persone trattate con gli anti-androgeni non c'è nemmeno un caso di positività al virus".

Andrea Alimonti, docente di farmacologia dell'Università di Padova e a capo del gruppo di ricerca, ha precisato che ci sono diversi inibitori dell'enzima Tmprss2: "C' è il Camostat, attualmente usato in Giappone. In Italia abbiamo la Bromexina, usata contro la tosse". Ma, avverte, "bisogna capire se l'inibitore usato per la prostata riesce a bloccare il Tmprss2 anche nelle cellule del polmone. Non abbiamo ancora conferma che sull'uomo funzioni: sui topi, invece, lo abbiamo già verificato".

Le parole di Zaia

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha commentato la notizia, specificanco che lo studio "verrà presto pubblicata sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine". Una notizia "che ci rende orgogliosi". E spiega come i ricercatori si siano resi conto "che il coronavirus utilizza il vettore-enzima per entrare nelle cellule da infettare" che è lo "stesso enzima che viene inibito dai farmaci contro il tumore alla prostata". Poi ha aggiunto che "c'è già una pubblicazione in corso, e questa rischia di essere veramente la chiave di volta o quantomeno una delle più importanti chiavi di volta, perché se sarà confermato fino in fondo questo studio e che esiste questa correlazione, abbiamo un farmaco che inibisce un enzima e che potrebbe inibire il coronavirus". Infine, ha concluso: "I miei complimenti vanno quindi al prof. Pagano alla Fondazione per la Ricerca Biomedica e a tutti quelli che hanno lavorato a questa ricerca".

Gli esperti

"È senza dubbio un'ipotesi interessante", ha detto Silvio Garattini, fondatore e presidente dell'Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, commentando la ricerca veneta. Garattini ha poi specificato che "andrà verificata attraverso uno studio clinico controllato". Ma si tratta di un trial riguardante "medicinali già disponibili in commercio e per i quali si conoscono già dosi ed effetti collaterali".

Secondo Gabriele Antonini, urologo-andrologo dell'Università Sapienza di Roma, "è una strada che potrebbe essere in salita, per i costi e per gli effetti collaterali molto importati che hanno i pazienti in trattamento oncologico". "Ma è chiaro- ha aggiunto, parlando con AdnKronos Salute- che sta emergendo in modo evidente una tendenza: gli uomini hanno molte più probabilità di morire per le conseguenze di questa patologia rispetto alle donne".

La ritiene "un'ipotesi in via di definizione" Saverio Cinieri, presidente eletto dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che "come tutte le ipotesi di lavoro, va percorsa secondo i criteri della ricerca clinica".

Commenti