Guardiola umiliato una volta di troppo

Josep Guardiola ha perso 4-0 per la seconda volta in questa stagione. Era successo in Champions League, contro il Barcellona. È successo ieri in campionato, contro l'Everton

Guardiola umiliato una volta di troppo

Josep Guardiola ha perso 4-0 per la seconda volta in questa stagione. Era successo in Champions League, contro il Barcellona. È successo ieri in campionato, contro l'Everton. Non è esattamente la stessa cosa, al netto del dispiacere di perdere contro la squadra che lui ha reso così grande. Quattro gol dall'Everton per Guardiola sono la più grande umiliazione sportiva della carriera e sono la dimostrazione che nessuno è immune da sconfitte rovinose, compreso chi è stato abituato a non fallire anche una sola volta. E invece lo trovi quinto in classifica, a dieci punti dal Chelsea di Conte, praticamente fuori dalla corsa per il campionato. «Nei momenti difficili è fondamentale rimanere uniti», ha detto alla fine della partita.

Sono parole mai dette prima e che di solito abbiamo sentito pronunciare da allenatori che si sentono in sospeso. L'abitudine a umiliare calcisticamente gli altri non insegna ad essere umiliati: l'allenatore più importante degli anni Duemila deve imparare da solo. Così come imparerà che l'irriconoscenza nel calcio è una fastidiosa costante.

Sabato l'Uefa ha benedetto sul suo sito la classifica dei dieci allenatori più influenti dalla sua nascita a oggi: Guardiola non c'è, nonostante sia uno di quelli che ha inventato un pezzo di calcio, condizionandone la storia. È uno scienziato, un genio, una star, uno di quelli a cui il futuro dovrà qualcosa. Chi non lo vede o è in malafede o, più semplicemente, non capisce di calcio.

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