Coronavirus

Virus, ho incontrato un contagiato? Ecco lo strumento per capirlo

L'analisi degli scienziati sulla diffusione del coronavirus. Qual è la probabilità di avere colleghi infetti? Il progetto Data4Covid19

Virus, ho incontrato un contagiato? Ecco lo strumento per capirlo

Vi sarete chiesti almeno una volta: ma qual è la possibilità che io abbia già "incontrato" il virus o che tra i miei colleghi ce ne sarà uno infetto? "Domanda da un milione di euro", direbbe Gerry Scotti. Eppure oggi una risposta c'è.

Ad elaborarla è stato Data4covid19, un progetto senza scopo di lucro che ha l'obiettivo di sensibilizzare le persone sulla diffusione del virus Sars-Cov-2, basandosi sulla risorsa più importante che ci sia: i dati. A gestire il progetto sono alcuni matematici, ingegneri e informatici (volontari) che si sono impegnati ad andare "oltre" quei numeri, "difficili da interpretare", che ogni giorno Angelo Borrelli presenta in conferenza stampa. "Abbiamo notato che era quasi impossibile trovare uno strumento che presentasse le informazioni ai cittadini in modo chiaro e comprensibile, quindi abbiamo realizzato questo progetto per rispondere alle domande che tutti quotidianamente si pongono", spiega al Giornale.it Marco Farina, CEO di Logol AG, società svizzera specializzata in analisi dei dati ed intelligenza artificiale. Il sistema, con cui si può anche "dialogare" grazie al sistema di intelligenza artificiale, è stato inserito dall'Università di Ginevra tra i siti utili per capire l'epidemia ed è finito anche nell'iniziativa Robotics vs Covid dell'Unione Europea.

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Veniamo alla sostanza. Nei vari pannelli è possibile selezionare la propria provincia e capire, in base al numero di persone che ogni individuo ha incrociato quotidianamente, qual è la probabilità di aver incontrato il coronavirus nell'ultima settimana. Facciamo un'ipotesi: abitiamo nel Milanese e tutti i giorni ci imbattiamo in una ventina di estranei? Bene: la probabilità di aver incontrato un infetto è del 11,1%. Semplice, ma utilissimo per capire le zone più o meno sicure in Italia (clicca qui per provare). Ad oggi, mantenendo le stesse premesse, i più esposti al rischio sono i cittadini di Cremona (31,9%), Piacenza (27,6%), Lodi (27,2%) e Bergamo (24,2%). Subito dopo vengono Brescia, Reggio Emilia, Pesaro, Mantova, Parma e via dicendo. L'analisi è affidabile? "Abbiamo stimato la percentuale di persone positive in circolazione in ogni provincia italiana ed abbiamo utilizzato questi risultati per calcolare la possibilità di incontrarne una nella vita quotidiana", spiega Alessandro Maserati, Head of Artificial Intelligence in Logol, laureato in matematica pura alla Scuola Normale di Pisa.

Un altro studio riguarda invece le probabilità di avere sul posto di lavoro dei collaboratori infetti la prossima settimana (clicca qui per provare). Si tratta di una previsione statistica importante, che i decisori politici dovrebbe valutare attentamente in vista delle ripartenze di aprile e maggio. In base al numero di dipendenti in una azienda, è possibile calcolare la probabilità di avere colleghi contagiati. "Il rischio più grande - insiste Maserati - sarebbe quello di basarsi sui numeri ufficiali disaggregati e dare il via libera alla riapertura di Liguria e Piemonte, dove nelle ditte di 40 lavoratori si ha praticamente la certezza di avere almeno un dipendente positivo". A dirlo sono i numeri. Ad Imperia, per esempio, in una impresa medio-grande di 80 collaboratori c’è il 43,7% di probabilità che almeno uno di loro abbia contratto il Sars-Cov-2. A Genova è il 41,7%, a Cremona il 67,3% e Lodi il 59,7%. Ancora più preoccupante il quadro nelle aziende molto grandi, magari da 300 dipendenti: ad oggi solo 47 province su 80 hanno una probabilità inferiore al 40% di avere almeno un collaboratore positivo al Covid-19. Senza contare i picchi, come Imperia, Genova e Cremona, che navigano verso il 100%. E che quindi ne hanno quasi la certezza assoluta.

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Cosa significa? "Vuol dire che bisogna essere molto cauti nel dire 'riapriamo tutto'", dice Maserati. "Se si decidesse di allentare la stretta a caso senza ragionare nel dettaglio sulle tipologie di aziende e sulle Regioni, faremmo un disastro". A Piacenza, per dire, c'è più probabilità (59,9%) di incontrare un collega positivo che a Bergamo, città simbolo del contagio (53,6%). Strano, ma è così. Per questo la "Fase 2" va guidata da decisioni puntuali. "Le istituzioni dovranno considerare approcci simili per delineare il piano di riapertura che ci attende nelle prossime settimane - spiega Farina - Dal punto di vista del rischio sanitario ad esempio, il numero di persone contemporaneamente presenti nello stesso ambiente lavorativo è rilevante almeno quanto l'area geografica di appartenenza e sicuramente più del settore merceologico". Data4covid19 ha anche elaborato una curva di previsione per capire quanti decessi e pazienti in terapia intensiva ci saranno nel prossimi giorni. "Abbiamo notato - conclude Farina - che questa curva ha una struttura comune nei Paesi nel mondo che abbiamo analizzato". Ogni Stato ha la sua specificità, certo, ma "il contagio si muove secondo una curva simile per tutti". Questo significa che si potrebbe osservare quanto già successo in Cina, Corea e Nuova Zelanda, dove il picco l'epidemia è già superato, ed elaborare il modo migliore per far ripartire il Paese.

Perché prima o poi bisognerà pur riaprire.

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