Troppi incendi a Lampedusa, il Viminale deve chiudere l'hotspot

L'hotspot di Lampedusa danneggiato dagli incendi dolosi scoppiati durante le proteste: il ministero dell'Interno dispone la chiusura temporanea per ristrutturazione

Troppi incendi a Lampedusa, il Viminale deve chiudere l'hotspot

Troppe proteste e incendi: il centro di prima accoglienza di Lampedusa non è più adatto ad accogliere i migranti e dovrà essere ristrutturato.

Per questo il ministero dell'Interno ha disposto la chiusura temporanea dell'hotspot, come deciso nel corso di un incontro al Viminale tra il capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, il direttore centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del dipartimento di pubblica sicurezza e il sindaco di Lampedusa, Totò Martello.

"Nel corso del colloquio è stata analizzata la situazione del centro di Lampedusa, anche alla luce del recente incendio doloso che ha reso inagibile una ulteriore sezione alloggiativa, già compromessa da analoghi precedenti episodi", spiegano dal ministero, "A conclusione dell'incontro, si è convenuto di procedere al progressivo e veloce svuotamento della struttura con chiusura temporanea della stessa, per consentire l'esecuzione dei lavori di ristrutturazione, a partire da quelli già programmati, riguardanti la recinzione, i locali mensa e la videosorveglianza. In caso di emergenza saranno assicurate le esclusive operazioni di primissimo soccorso ed identificazione, in vista della conseguente distribuzione territoriale dei migranti".

Nel frattempo l'emergenza migranti è ben lontana dall'essere risolta. Altre 93 persone sono sbarcate ieri a Pozzallo dalla nave della ongspagnola Proactiva Oper Arms. Tra di loro c'era 22enne eritreo, morto di fame poco dopo il suo arrivo.

Il giovane era stato trovato in condizioni fisiche disperate, gravemente malnutrito e con problemi respiratori, ed è stato immediatamente portato

all'ospedale di Modica, ma dopo poche ore è deceduto. "Ha detto che aveva 22 anni, che si chiamava Segen, era eritreo e che era stato imprigionato in Libia per 19 mesi", ha scritto su Twitter il fondatore di Proactiva, Oscar Camps.

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