Cronache

I NOSTRI SOLDI

In uno scenario di mercato che vede i tassi di interesse dei Bot praticamente a zero (tenendo conto anche dei bolli di legge pari allo 0,20% all'anno), è normale che i fondi comuni rappresentino la scelta privilegiata delle famiglie italiane. Prodotti semplici da capire, molto trasparenti (il valore delle loro quote è pubblicato dai quotidiani) e, soprattutto, che permettono la massima diversificazione dell'investimento anche con un piccolo capitale (bastano di solito tra i 500 euro e i 1.000 euro per sottoscrivere un fondo comune) : acquistando le quote di un fondo, il risparmiatore si assicura infatti l'impiego del proprio capitale in decine (e, in molti casi, addirittura centinaia) di titoli. Questo ha permesso, per esempio, ai sottoscrittori di fondi obbligazionari di uscire praticamente indenni dal fallimento dei bond Parmalat, dei titoli di stato dell'Argentina (nel 2001 e quest'anno), e delle obbligazioni Lehman Brothers, o, nel caso dei sottoscrittori di prodotti bilanciati o a vocazione azionaria, di riuscire a limitare gli impatti del crac azionario della bolla Internet del 2000, della crisi dei mercati finanziari del 2008 e le ripercussioni delle problematiche della zona euro dell'estate del 2011.

I fondi, tuttavia, non sono tutti uguali e, oltre a dividersi tra azionari, obbligazionari, bilanciati, flessibili e monetari (con le relative sotto- categorie), sono differenti per profilo di rischio. I rendimenti dei fondi rispettano, di solito, questa scala del rischio nel medio lungo termine (dai 3 ai 5 anni) ma anche negli ultimi 12 mesi si è potuto notare che la propensione al rischio ha ripagato i fondisti. Infatti, se l'indice generale dei fondi comuni segna un + 5,86% da inizio anno, quello dei fondi monetari non va oltre lo 0,38%, quello dei fondi obbligazionari è +5,51%, quello dei bilanciati +8,43% e l'indice dei fondi azionari +11,79%. Tuttavia, se si guardano con attenzione le performance delle varie macro-categorie è possibile constatare che esistono divergenze anche piuttosto consistenti. Se, per esempio, si esaminano i prodotti di tipo azionario, i prodotti focalizzati sull'America hanno guadagnato il 22,17% e quelli globali internazionali (che spaziano in tutte le aree geografiche) il +16,15%, mentre gli azionari Pacifico non hanno reso più del 7,49% e quelli specializzati sui Paesi emergenti il +8,89%. Sul versante, invece, dei fondi obbligazionari, i prodotti che investono nei bond dei Paesi in via di sviluppo hanno messo a segno un +8,85% mentre gli obbligazionari Italia (che limitano gli investimenti sulle emissioni di titoli governativi e societari italiani) hanno segnato un rialzo del 4,81%. Questa forbice nei rendimenti a 12 mesi offre un interessante spunto di riflessione: è importante, anzi praticamente indispensabile, farsi assistere da un consulente di fiducia come i professionisti delle reti di promotori (come, per esempio, quelle di Mediolanum, Fideuram o Azimut). Se per il singolo risparmiatore la scelta di sottoscrivere un fondo comune rappresenta una strategia premiante rispetto al pericoloso fai-da-te, in questo difficile contesto dei mercati potrebbe rivelarsi insufficiente. Per essere davvero vincenti nel medio lungo termine, è necessario essere accompagnati da consulenti finanziari di fiducia insieme ai quali selezionare i mercati e le aree geografiche più promettenti e sottovalutate.

Il professionista, inoltre, accompagnerà il sottoscrittore anche durante i saliscendi dei mercati aiutandolo a capire cosa sta succedendo evitandogli in tal modo di assumere decisioni emotive che portano a comperare sui massimi di Borsa (presi dall'euforia) e a vendere sui minimi (travolti dal panico).

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