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Ius soli, Capuozzo: "Vi dico cosa significa essere italiani"

Nel dibattito sullo ius soli interviene anche Toni Capuozzo. In un lungo post su Facebook il giornalista commenta il dibattito sul ddl per la cittadinanza

Ius soli, Capuozzo: "Vi dico cosa significa essere italiani"

Nel dibattito sullo ius soli interviene anche Toni Capuozzo. In un lungo post su Facebook il giornalista commenta il dibattito sul ddl per la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e prima di spiegare la sua opinione sottolinea cosa significa per lui essere italiano: "Non l’ho sempre vissuto come un privilegio – da giovane feci la patente di guida americana, fiero come un Alberto Sordi di poter giocare a essere americano – ma neanche come un castigo: mi ci sono trovato. E cosa ha voluto dire, alla fine ? Ho pagato malvolentieri le tasse da buon cittadino (ma le pagano anche quelli che italiani non sono e lavorano qui), ho fatto 13 mesi di naja (ma non c ‘è più), ho rispettato le leggi e le ho violate (ma vale anche per chi ha il solo permesso di soggiorno), ho fatto il tifo per l’Italia ai mondiali (non devi essere per forza italiano per farlo), ho girato il mondo con un passaporto italiano (questa si è un’opportunità, almeno nel mondo di Schengen), ho votato (non sempre, e anzi di rado)". E ancora: "Il resto è cultura: che va dalla scuola – il mondo dei greci e dei latini, il Cinquecento italiano, il Risorgimento, l’arte, le bellezze di un paese così bello che ci si abitua e lo si deturpa – alla conoscenza di un Paese, con le sue diversità. Molte cose le ho imparate non a scuola: il fascismo e la Resistenza, il diritto di Israele ad esistere e il fatto che gli ebrei fossero italiani prima di me (tornando a casa dalle elementari dissi di un compagno di classe, ripetendo da bullo un insulto che avevo sentito rivolgergli, “rabbino”. Mia madre mi diede una sberla e il giorno dopo mi portò in una sinagoga) e molte a fatica: i diritti delle donne, la diversità sessuale, il rispetto per chi è diversamente abile, il rispetto per le religioni e l’assenza di religioni, la preziosità del dissenso, il rifiuto della violenza, l’affetto per piccole patrie come il mio Friuli, il sospetto per gli unanimismi e per il conformismo. Naturalmente come tutti ho una lunga lista di italiani con cui credo di non condividere nulla, e non pretendo di essere un italiano vero o rappresentativo. Ma mi è sempre piaciuto, all’estero, di aver goduto di una certa benevolenza, come italiano, (anche caricaturale, tra pizza e Paolo Rossi, tra mafia e latin lovers) e di non aver tradito le aspettative".

A questo punto Capuzzo spiega la sua posizione: "Credo ci siano migliaia di ragazzi di origine straniera che non sempre si vedono riconosciuta la cittadinanza: hanno fatto le scuole, parlano italiano, si sentono almeno in parte italiani, hanno affrontato la sfida dell’integrazione ? Gliela si dia questa cittadinanza, anche se portano orgogliosamente il velo, neanche gli italiani italiani siamo perfetti, come sa anche Toto Cutugno, e le vecchie friulane, al tempo del terremoto, lo portavano anche loro". Infine la stoccata: "Ma essere italiano solo perché nasci qui mi sembra uno di quegli oroscopi benauguranti che certe riviste non negano mai ai propri lettori".

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