L'amore padri-figli spiegato da due suicidi

L'amore padri-figli spiegato da due suicidi

Da qualche parte le due notizie sono perfino uscite in sequenza: Suicida a 15 anni, nel 2018 il dolore per la perdita del padre; «Non sopravvivo alla morte di mio figlio» papà non resiste al dolore e si impicca a Roma. Si sfiorano nell'andarsene per dolori simmetrici. Perché la vita li ha azzoppati all'opposto: uno sull'appoggio indietro, l'altro sul passo in avanti. Un padre senza il figlio non ha futuro, gli si è chiuso l'orizzonte il giorno in cui un incidente in moto ha distrutto la percezione che la sua vita avesse un destino. E «troppo presto» è contronatura anche perdere un padre, o una madre, perché si diventa vecchi all'improvviso, da bambini: un orfano non è mai giovane. Ci sono perdite che premono le tempie come le pinze dell'elettroshock. Che sono un ingaggiare un corpo a corpo con la vita, ogni maledetto giorno, passo dopo passo, respiro dopo respiro, fino a quando di giorni non se ne vogliono più. La ragazzina di Roma che martedì si è gettata sotto un treno della metropolitana dopo aver inviato un messaggio vocale alle amiche («grazie di tutto, senza di voi lo avrei fatto molto prima, ma non ce la faccio più») e l'uomo di 53 anni che il giorno dell'Epifania si è ucciso per non riuscire a guarire dalla morte del figlio diciottenne: una che si lascia cadere nel vuoto sopra alle rotaie, l'altro che si lascia penzolare dall'alto, fluttuando nell'aria leggera, si sfiorano nella prima notte di quiete. Una preside che si precipita a dare l'allarme, una sorella che chiede aiuto alle forze dell'ordine, e loro che sono già altrove. La vita ha smesso di andare troppo grande a entrambi. E poi un altro, l'altro diabolico, dolcissimo incrocio, tra vivi. Tra sopravvissuti che occupano lo stesso pezzetto di terra salata. Che si incrociano su un telefono dal numero «riassegnato». Una figlia (la venticinquenne Chastity Patterson) che continua a scrivere sms al padre morto da ormai quattro anni (perché le manca, perché non si rassegna, perché è a lui che vuole raccontare e dirgli il bene che gli vuole, ostinatamente, che è l'unico modo in cui si ama), e che un giorno si vede finalmente rispondere. All'improvviso. Quel numero che ritorna e trilla e scrive ed è vivo. È il nuovo proprietario di quel numero: si chiama Brad ed è un padre che ha perso la figlia in un incidente d'auto nell'agosto del 2014. «Ciao tesoro, sei una donna straordinaria, vorrei che mia figlia fosse come te. I tuoi messaggi mi hanno tenuto in vita, per me sono un messaggio di Dio». E allora entrambi sentono la vita dopo tanto tempo, ed è un bellissimo premio di consolazione per due anime zavorrate dal dolore. Che si sorridono come si sorriderebbe nello specchio capovolto di un paziente in un polmone di ferro. Due sopravvissuti che si guardano dentro dal display di un cellulare, senza fili ma legati e un piccolo, poetico risarcimento da quella palestra di iniquità che sa essere la vita.

I numeri, i giorni, il destino. Un giorno imprecisato ma precisissimo del 2018, un esatto momento dell'agosto 2014, il 6 gennaio 2020, il 7 gennaio 2020 Ci sono date che si incrociano, si sfiorano e poi cadono dal calendario per sempre.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica