L'eterno ritorno dei cattivi maestri

Le forze dell'ordine proteggono i fascisti, quindi si meritano di fare una brutta fine. Lo ha detto un'insegnante, prima in piazza a Torino, poi al microfono di Matrix

L'eterno ritorno dei cattivi maestri

Uccidere un carabiniere o un poliziotto non è un reato. Le forze dell'ordine infatti proteggono i fascisti. Quindi si meritano di fare una brutta fine. Lo ha detto un'insegnante, prima in piazza a Torino, poi al microfono di Matrix, lunedì. Già che c'era ha aggiunto: «Un giorno potrei trovarmi fucile in mano a combattere contro questi individui». Perfetto. Mesi di campagna elettorale, sospesi tra il surreale e l'irresponsabile, hanno risvegliato il fantasma degli anni Settanta, con la loro rabbia e con i loro cattivi maestri. Sembra incredibile dover discutere ancora una volta di fascismo e antifascismo, temi che sarebbe meglio consegnare alla storia e non alla politica militante. Ma in fondo l'Italia repubblicana paga ora e sempre il suo peccato originale: identificare l'antifascismo come quintessenza della democrazia.

Non è vero. Per appartenere alla famiglia democratico-liberale, oltre a essere antifascisti è necessario essere anticomunisti. Ovunque, nel mondo, è così. Tranne in Italia. Per ragioni storiche, che sarebbe ormai tempo di riconoscere truffaldine, il più forte Partito comunista dell'Europa libera si è adattato alle regole della democrazia (per ordine di Stalin) ed è riuscito a far passare la fallace equazione tra antifascismo e democrazia. In questo modo, il Pci è stato sdoganato. Un capolavoro propagandistico realizzato grazie a un controllo sistematico della cultura. Le voci discordanti furono messe a tacere, emarginate, irrise. Eppure non pochi intellettuali vedevano nell'antifascismo militante (a sinistra) l'erede del fascismo e non il suo nemico.

A causa di questo nodo irrisolto l'Italia è costretta a rivivere il suo passato ogni volta che il dibattito non offre di meglio alla sinistra. La progressione, in questi mesi, è stata impressionante. Prima i grotteschi appelli per rimuovere i simboli del Ventennio disseminati nelle nostre città. Poi la proposta (autoritaria) di punire l'apologia del fascismo con durezza maggiore rispetto alle leggi in vigore. Un provvedimento liberticida, come tutti quelli che limitano la libertà d'espressione, spacciato per libertario. Quindi i cortei di questi giorni. Tutti a gridare in piazza contro i fascisti.

Che non ci sono più o sono minoranze che hanno diritto di parola, come tutte, nel rispetto dei codici. Infine la ciliegina sulla torta: l'insegnante, che dovrebbe educare i nostri figli, inneggiante alla violenza. Senza vergognarsene.

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