La lezione di Trump ai nostri politici

La promessa dei dazi e la rabbia dell'Europa

La lezione di Trump ai nostri politici

Angela Merkel ed Emmanuel Macron da Davos, dove è in corso il vertice dei poteri forti, capeggiano la rivolta dell'Europa contro i dazi che Trump ha deciso di mettere su molte delle merci prodotte all'estero ed esportate in America. Una misura protezionistica che rende più competitive le aziende americane e mette in crisi le economie di numerosi Paesi asiatici ed europei.

La rivolta è fondata e legittima ma non capisco la sorpresa. «America first» («Prima l'America») è il motto con cui Trump si è presentato in campagna elettorale, cosa che gli ha permesso di vincere le elezioni. Trovo quindi normale che ora Trump mantenga le promesse fatte agli elettori, cosa già avvenuta anche sull'abbassamento delle tasse e sul giro di vite sull'immigrazione (rimasto al momento incompiuto solo per l'ostilità del Congresso e di una parte della magistratura). Anomalo, semmai, sarebbe l'inverso. Ma si sa, noi europei (in particolare noi italiani) siamo abituati a politici che non mantengono le promesse e ne discutiamo proprio in queste ore di campagna elettorale di fronte alla Babele di sacri e roboanti impegni che i vari leader di partito snocciolano quotidianamente.

Per quel poco che capisco di economia, i dazi sono uno strumento antistorico e pericoloso, per questo non li accolgo con un applauso. Ma ammiro un politico che mantiene le promesse fatte agli elettori, costi quel che costi. Cosa penseremmo di Silvio Berlusconi se, vinte le elezioni, non introducesse come promesso la flat tax, uno dei motivi per cui probabilmente saremo in tanti a votarlo? Se una volta al governo il Cavaliere dovesse spiegarci che l'Europa non vuole, che non ci sono i soldi o che gli economisti si rivolterebbero? Io non credo che la prenderemmo bene e lui certo non ci farebbe una bella figura, passerebbe per bugiardo e inaffidabile.

Con i dazi, Trump sì ci danneggia, ma dimostra che le promesse elettorali, anche le più ardite come può essere in Italia quella della flat tax, possono essere onorate perché chi vince ha il diritto-dovere di mettere in pratica il suo programma senza troppo badare alle critiche e ai dubbi di chi ha perso o che arrivano da oltre confine. L'unico paletto è il rispetto della Costituzione e delle leggi.

Certo, per farlo ci vogliono esperienza, spalle larghe e una solida maggioranza parlamentare. Per questo la scelta dei candidati che riempie queste ore non è solo un gioco di poltrone. Con le mezze calzette e i traditori abbiamo già dato.

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