Cronache

L'inchiesta che imbarazza Galli: "Al Sacco mascherine non conformi"

L'inviato di Piazzapulita denuncia lo scandalo: "Sono andati alla guerra contro il Coronavirus con uno scolapasta, sulla scatola c'è scritto che non sono a uso medico"

L'inchiesta che imbarazza Galli: "Al Sacco mascherine non conformi"

Un'inchiesta per mettere in luce un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo. A denunciare la situazione è stato Max Andreetta, inviato di Piazzapulita per La7, il quale ha svelato uno scandalo - che ha lasciato senza parole gli ospiti della trasmissioni e i telespettatori - relativo all'ospedale Sacco di Milano del cui reparto di Malattie infettive è direttore Massimo Galli. Il giornalista di Corrado Formigli ha raccontato di essere stato alla dogana, dove ha trovato diversi scatoloni di mascherine KN95 fermi. A quel punto si è recato presso quello che può essere considerato uno dei templi della lotta al Coronavirus in questo anno di pandemia, cioè il Sacco di Milano.

L'inviato ha parlato con gli operatori sanitari e da loro ha ricevuto una confezione di mascherine di quel tipo. Sarebbero stati proprio quelli i modelli di dispositivi di protezione delle vie respiratorie che gli addetti avrebbero indossato fino a dicembre 2020: "La KN95 per l'Europa non vuol dire nulla". A far venire i brividi è il fatto che sulla scatola vi sono tre parole che parlano in maniera molto chiara: "Non-medical usage". Ovvero non a uso medico. "Si sono poi attrezzati. Di recente è arrivato il carico delle mascherine CE. Però i nostri eroi di questa pandemia, quelli che in prima fila si sono impegnati per preservare la salute e per salvare la vita delle persone, hanno dovuto lottare con uno scolapasta", ha aggiunto il giornalista.

Anche in farmacia

Ormai le mascherine sono indispensabili per la vita di tutti i giorni: per andare al lavoro, per spostarsi in strada, per salire sui mezzi di trasporto e per farsi visitare in una clinica. Tuttavia, come viene denunciato ormai da tempo, non sempre i dispositivi risultano essere effettivamente affidabili come dovrebbero. Un vero e proprio problema per la salute dell'intero Paese. Sempre la trasmissione de La7, con l'aiuto del laboratorio della Fonderia Mestieri e quello dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha esaminato alcuni esemplari quotidianamente commercializzati. Quanto emerso è sconcertante.

A partire da alcuni campioni di mascherine di importazione acquistati in farmacia, è venuto fuori che la Ffp3 - utilizzata nei reparti Covid degli ospedali e che dovrebbe filtrare al 99% - "protegge come una ffp2, cioè al 95,5%". Mentre la Ffp2 esaminata solamente all'85%. "Anche la farmacia è stata fregata", fanno sapere a Piazzapulita.

Sui dispositivi figurano un marchio e un numero che identificano l'ente di produzione; il logo somiglia a quello CE (conformità europea) ma in realtà significherebbe "China exportation".

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