Nella rissa, pardon, nel dibattito sull'autonomia entra di prepotenza anche il tema della scuola. Il Giornale ha raccontato ieri quanto siano preparati gli studenti: poco e male. Nessuna sorpresa. I risultati, nel test Invalsi che fotografa la situazione, vedono in affanno non solo ma soprattutto le Regioni del Sud. Cosa accadrà se la Lega vincerà la battaglia autonomista? Molti temono che il Paese si spaccherà in due. Il divario tra Nord e Sud, in assenza di una qualche forma di compensazione, diventerà incolmabile.
In realtà anche le scuole del Nord devono affrontare problemi gravi. Il primo, anche se può sembrare incredibile, è il reclutamento. Tutti vogliono insegnare nelle grandi città ma basta spostarsi di poco per trovare cattedre vacanti. Pochi vogliono passare l'inverno nelle valli alpine o in un borgo appenninico. L'autonomia permetterebbe di assegnare qualche incentivo per spingere ad accettare le destinazioni meno ambite. Il secondo problema è la mancanza di... autonomia. La riforma Berlinguer poteva essere discutibile ma aveva un enorme pregio: consentiva un'offerta scolastica conforme al territorio e incoraggiava gli istituti a specializzarsi. Un liceo per liutai a Cremona è un'ottima idea. Altrove non avrebbe senso. Per un preside, chiamare un professore adatto alle qualità del proprio istituto, significava innalzare nettamente la qualità. Era incoraggiata anche la libera scelta delle famiglie, scuola statale o paritaria. La riforma, che sottraeva potere al ministero, partì zoppa e fu distrutta a colpi di circolari in aperto contrasto con la riforma stessa.
È chiaro che mantenere l'attuale status quo, come vorrebbe qualcuno, è insensato. Non ha senso conservare un sistema che produce maturandi convinti che Ungaretti fosse un fantino. L'autonomia ha le sue carte da giocarsi. Se ben fatta, è un vantaggio per tutti. E ben fatta significa radicale. Ogni scuola deve rivolgersi alle necessità del proprio bacino di allievi. Ogni preside deve avere un margine di discrezionalità per chiamare non chi gli manda lo Stato ma chi rientra nel suo progetto educativo.
È assurdo mettere il bastone tra le ruote alle scuole delle regioni virtuose e livellare tutto verso il basso. È più sensato spingere le regioni in difficoltà verso l'alto e l'autonomia può essere la giusta strada. I cittadini potranno verificare rapidamente quanti soldi sono destinati all'istruzione e anche come vengono spesi.
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