Cronache

L'odio insonne che governa cinquant'anni senza verità

L'odio insonne che governa cinquant'anni senza verità

È il 12 dicembre di cinquant'anni fa e dal ventre insanguinato della Banca nazionale dell'agricoltura riemergono tutti i demoni di un'Italia senza pace. Sono le sedici e trentasette e dopo nulla sarà come prima. La tregua è finita. Milano, ancora una volta Milano, rimette in marcia la storia. Piazza Fontana è sette chili di tritolo, 17 morti, 88 feriti e tutto quello che negli anni si porta dietro: strategia della tensione, depistaggi, il ruolo dei servizi segreti deviati, le tentazioni golpiste, l'ombra dell'America, la scossa che lacera una nazione, la giustificazione per chi crede nella rivoluzione comunista imminente di armarsi contro lo Stato e sparare e una verità che resterà sempre nascosta e indefinita. Quella strage di quasi Natale del 1969 è una porta scorrevole, una sorta di buco nero, che attira odio e violenza e apre la stagione degli anni di piombo.

Si può raccontare in molti modi e da tanti punti di vista. Qui ci si ferma sul ritorno della guerra civile. Piazza Fontana è il via libera alle paure di tutti. Per chi ha scavalcato a sinistra il Pci e legge in tutto il mondo un'onda capitalista pronta a travolgere il sistema Occidentale è il segno che l'Italia rischia di fare la fine della Grecia, calpestata dai colonnelli. Per chi teme la rivoluzione rossa è il segnale che bisogna difendersi in qualsiasi modo. In mezzo c'è una democrazia bloccata, dove la Democrazia cristiana governa dal 1948 e il Pci sta all'opposizione, cercando con fatica una strada europea al comunismo sovietico. La primavera di Praga ha già fatto emergere tutte le contraddizioni di un'utopia bugiarda e lo strappo da Mosca di Botteghe Oscure è ancora lontano. La democrazia è una vasta zona grigia che sta facendo i conti con gli autunni caldi delle lotte operaie e si ritrova circondata dall'eterno scontro tra il rosso e il nero.

Ecco che ritorna la guerra civile. La stessa del biennio rosso del 1919-20. Sono gli ultimi anni dell'età giolittiana. Al governo c'è il vecchio Francesco Saverio Nitti. Le fabbriche sono occupate. I padroni preoccupati e nelle piazze fascisti e comunisti, agrari e cooperative si battono senza quartiere. La violenza non è un tabù. La morte si regala a vista. La vita non vale il prezzo del pane. Poi ci saranno vent'anni di fascismo. Ci sarà ancora una guerra mondiale. Ci saranno di nuovo italiani l'uno contro l'altro armati. È la sconfitta dei repubblichini e la vittoria dei partigiani. Arriveranno la repubblica e la democrazia. Solo che su quella guerra non è mai stata detta davvero la parola fine. È qualcosa che non riusciamo a superare. Non c'è mai pace, solo tregue. Piazza Fontana riapre le ferite. Ci vorranno anni di piombo per dire ora basta. Stop. Quel demone però è un vulcano sempre acceso. Ne senti la voce, la rabbia, l'insonnia e la ritrovi su facce di generazioni diverse. I vecchi muoiono e i figli e i nipoti e i figli dei nipoti tornano a smaniare a covare rancore, rabbia, vendetta. Le parole diventano muri, trincee e gli uni e gli altri finiscono per non riconoscersi come umani.

E ora ti chiedi quando quel demone tornerà a spazzare di sangue le piazze; di rosso, di nero e di tanti innocenti.

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