Cronache

L'ultimo coro di Rooie Marck

Il suo ultimo desiderio, prima di arrendersi al cancro, era tornare allo stadio di Rotterdam per salutare i suoi compagni di tifo e la sua squadra del cuore

L'ultimo coro di Rooie Marck

Non chiamatelo ultràs e nemmeno tifoso. Rooie Marck era semplicemente un innamorato. Le immagini che lo ritraggono su una barella allo stadio De Kuip di Rotterdam stanno facendo il giro del mondo. Si alza, Rooie. Ride, piange, osserva i suoi beniamini correre sul prato verde al primo allenamento della stagione, guarda la coreografia (magari ripensando a tutte quelle che ha organizzato lui) e scorge la sua immagine disegnata su un enorme lenzuolo. È ritratto con la maglia verde della sua amata: il Feyenoord, squadra di calcio olandese. Piange a dirotto, Rooie. Ma sono lacrime di gioia.

I tifosi lo acclamano come si fa con i campioni, quelli veri. Rooie li abbraccia virtualmente, trova la forza di lasciare quella grigia e algida barella che tanto stona con i colori circostanti e va sotto la curva. L'ultimo coro scandito insieme ai suoi compagni di avventure, di vittorie e delusioni, il pugno chiuso che batte sul petto, all'altezza del cuore. Quel cuore che smetterà di battere tre giorni dopo, fermato da un tumore maligno. Quando i medici gli hanno diagnosticato il cancro, annunciando che gli sarebbero rimasti pochi mesi di vita, lui, un omone possente dai capelli rossi, ha pensato subito alla sua amata e ha espresso il desiderio di “morire” con lei. Prima di raggiungere il terreno ceruleo, ha calpestato il manto verde della propria squadra. Per l'ultima volta è entrato in quello che per anni è stato il tempio del suo mondo, della sua vita.

A turno ha abbracciato i giocatori olandesi, ha fatto un mezzo giro di campo, sorretto dagli amici, incapaci di trattenere le lacrime. Sono emozioni forti che irrompono dallo schermo (guarda il video) e restituiscono solo una parte di comprensione reale. Perché il calcio non è solo uno sport. È come l'amore, irrazionale e folle, indistruttibile e totalizzante. È come la fede, eterna e insensibile al dubbio e all'incertezza. Corri, Rooie; insegui il pallone, il calcio vero ti è debitore.

Perché gli hai restituito quello che spesso lascia fuori dal campo: la purezza.

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