"L'atto di rinuncia? È incostituzionale". A dirlo è David Zanforlini, uno dei candidati "massoni" che hanno imbarazzato i Cinque Stelle.
All'avvocato ferrarese non è andata giù la sospensione arrivata "via WhatsApp" e - come racconta oggi il Messaggero - non sembra così intenzionato a fare un passo indietro. "Se ero massone sono fatti miei", dice, "L'atto di rinuncia è incostituzionale". E non sarebbe l'unico ad esprimere il proprio malumore. Soprattutto perché non tutti i candidati sotto accusa sono stati accompagnati alla porta. Come Giulia Sarti, a cui Luigi Di Maio non ha esitato a credere quando ha raccontato di essere stata truffata dall'ex (che peraltro ha risposto con documenti e registrazioni per provare il contrario).
Lei si è autosospesa, ma non scaricata dai vertici del Movimento Cinque Stelle. "Per gli amici le regole si interpretano, per quelli scomodi si applicano", si sfoga qualcuno, "Di Maio usa due pesi e due misure". In molti sottolineano il fatto che gli otto espulsi siano in realtà quelli meno in linea con la linea impressa al movimento dal nuovo capo politico.
Che si è limitato a un richiamo per Dieni, Scagliusi e Barbara Lezzi, rei di aver falsificato le distinte dei bonfici. "Lo ha fatto anche Della Valle che ha usato Photoshop", ricorda qualcuno, "Lui ha sottratto di più, è vero.
Ma Di Maio punisce il furto in sé o le espulsioni le infligge in base a quanto hai sottratto? A saperlo, ne avremmo approfittato". "Perché non è stato proposto un accordo anche a noi espulsi?", si lamentano gli espulsi, "E se poi il bonifico l'ha revocato lei, che cosa farà Di Maio? Per gli amici le regole si interpretano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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