Magistrati contro Gomorra: "Rappresentazione pericolosa, la camorra è violenza"

"Credo che evidenziare i rapporti umani come se la camorra fosse un'associazione come tante altre non corrisponda a quello che realmente è"

Magistrati contro Gomorra: "Rappresentazione pericolosa, la camorra è violenza"

Gomorra la Serie nel mirino dei magistrati. In quarantott'ore si sono registrati tre attacchi da parte di alcuni magistrati alla fiction tv, accusata di umanizzare troppo il mondo del crimine organizzato."La serie televisiva - ha spiegato Giuseppe Borrelli, uno dei tre coordinatori della Dda di Napoli - offre una rappresentazione folkloristica e pericolosa dei clan perché distoglie l'attenzione dall'attuale configurazione delle camorra".

"Da un punto di vista formale siamo in presenza di un prodotto di ottimo livello. Il fatto è che la vera criminalità organizzata presenta caratteristiche molto sgradite per chi se ne occupa professionalmente - ha precisato Borrelli -. Oggi la camorra ha superato lo stato di contiguità con i ceti professionali, l'imprenditoria, una parte della politica. E questo rappresenta motivo di preoccupazione. La camorra raccontata in Gomorra è un'entità paradossalmente tranquillizzante, perché consente di differenziarsi".

I precedenti attacchi dei magistrati

Le parole di Borrelli arrivano poche ore dopo quelle del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, intervistato da Lucia Annunziata nel corso del programma di Rai3, 1/2 h in più. "Credo che evidenziare i rapporti umani come se la camorra fosse un’associazione come tante altre non corrisponda a quello che realmente è: la camorra è fatta soprattutto di violenza", aveva dichiarato il procuratore.

Anche Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, ha sostenuto che la fiction dia un'immagine positiva della criminalità:i personaggi sarebbero "troppo simpatici" e questo rappresenterebbe un danno per la lotta alle cosche.

Differenze con il film

Il magistrato Borrelli ha confidato al Corriere che l'omonimo film del 2008, ispirato al romanzo di Roberto Saviano e diretto da

Matteo Garrone, "Era un'altra cosa. Riusciva a descrivere la bestialità di alcuni comportamenti, degli istinti più bassi dei protagonisti. Ma anche il film raffigura una realtà di tanti anni fa".

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