Coronavirus

La mappa del Covid: Regioni a rischio giallo. Ma calano le ospedalizzazioni

Calano i ricoveri in terapia intensiva ma aumentano i contagi. Sono 19 le regioni a rischio secondo l'Iss e il Ministero della Salute

La mappa del Covid: Regioni a rischio giallo. Ma calano le ospedalizzazioni

"Sono 19 le Regioni e le province autonome classificate a rischio moderato e due (Trento e Valle d'Aosta) a rischio basso". Questo perché l'indice Rt sta continuando a salire: da 0,66 della scorsa rilevazione si è arrivati a 0.91, ed è in aumento anche l'incidenza che passa da 11 casi ogni 100mila abitanti a 19. A dirlo è il report realizzato dall'Istituto superiore di sanità (Iss) e il Ministero della Salute in merito al monitoraggio Covid relativo alla settimana tra il 5 e ll'11 luglio.

La variante Delta sta dunque cominciando a circolare anche in Italia con dati che fortunatamente sono ancora molto lontani da altri Paesi europei. Significa che le 19 Regioni a rischio, ossia tutte esclusa la Valle d'Aosta, rischiano di tornare a dover chiudere? La risposta è "no" dal momento che dopo un anno e mezzo di pandemia, come spiega il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, va tenuto conto di un parametro molto più importante del numero dei contagi: il tasso di occupazione delle terapie intensive. "Oggi lo scenario è cambiato, dobbiamo valutare con attenzione le ospedalizzazioni e l'occupazione delle terapie intensive. Non possiamo continuare ad avere come parametro di riferimento il numero dei contagi" - spiega Costa - " La situazione è dinamica e anche i provvedimenti che vengono presi devono essere dinamici. Giusto valutare anche il numero dei contagi, ma non può più essere quello il parametro principale per determinare le fasce di rischio delle Regioni".

Dello stesso avviso anche il ministro della Salute Roberto Speranza il quale ha dichiarato: "In una fase caratterizzata da un livello importante di vaccinazione è ragionevole che nei cambi di colore e nelle conseguenti misure di contenimento pesi di più il tasso di ospedalizzazione rispetto agli altri indicatori".

E non può essere altrimenti dal momento che il tasso di occupazione delle terapie intensive arriva appena al 2% e il numero di ricoverati causa Covid-19 continua a calare. Martedì 6 luglio, infatti, il numero di malati gravi in terapia intensiva era di 187 persone, una settimana dopo, nonostante i contagi in aumento, il numero invece che aumentare è diminuito di trenta persone. Inoltre, da quanto è possibile leggere nella bozza del report settimanale di monitoraggio, calano anche i ricoverati non in terapia intensiva. Questi in sette giorni sono passati da 1.271 a 1.128.

Dati che fanno da spalla alle proiezioni dell'Iss, il quale prevede che la situazione non sarà mai grave come le scorse ondate, soprattutto in termini di pressione sul sistema sanitario nazionale. Nella peggiore delle ipotesi, da oggi al 31 agosto, il numero di ricoverati in terapia intensiva potrà arrivare ad un massimo di 1000 persone. Nella migliore invece si fermerà a 200.

Ciò non toglie però che a partire da lunedì 26 luglio alcune regioni italiane torneranno in zona gialla. Il dato a cui si fa riferimento è l'incidenza dei casi. Sopra i 50 ogni 100mila abitanti si esce dalla zona bianca.

Le regioni a rischio zona gialla

Le regioni che maggiormente rischiano di tornare in zona gialla a partire dalla prossima settimana sono: Sardegna (33,2), Veneto (26,7), Lazio (24) e Campania (21,7). Ciò non toglie che le uniche zone a rischio basso sono la Valle d'Aosta e la provincia di Trento.

L'Rt più alto invece viene dall'Abruzzo (1,21). Sopra l'1 anche Campania(1,12), Liguria (1,12), Provincia di Bolzano (1,18), Sardegna (1,12) e Veneto (1,17).

Nulla però è scontato dal momento che sicuramente, come anticipato da Speranza e Costa, a breve cambieranno i parametri per la definizione delle zone.

Non si può però abbandonare la prudenza, viene sempre spiegato nel report, perché l'unica possibilità che si ha per contenere il contagio è realizzare un "capillare tracciamento e sequenziamento dei casi".

Gli esperti, inoltre, aggiungono: "È prioritario raggiungere una elevata copertura vaccinale ed il completamento dei cicli di vaccinazione in tutti gli eleggibili con particolare riguardo alle persone a rischio di malattia grave, nonché per ridurre la circolazione virale e l'eventuale recrudescenza di casi sintomatici sostenuta da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità".

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