Melfi, licenziato per una sigaretta nel 2002 viene reintegrato quindici anni dopo

L'operaio si è giustificato dicendo che nell'azienda non erano presenti cartelli con il divieto di fumare

Melfi, licenziato per una sigaretta nel 2002 viene reintegrato quindici anni dopo

Nel 2002 Luigi Nicola Carnevale venne licenziato dalla Sata, oggi Fca-Sata di Melfi, per "aver fumato una sigaretta durante l'attività lavorativa" e per "aver reso una prestazione lavorativa non conforme alle istruzioni ricevute ed essere inciampato in un pallet procurandosi volontariamente un infortunio". Oggi, a distanza di quindici anni, è stato reintegrato nel suo posto di lavoro.

La prima vittoria di Carnevale, assistito dall'avvocato Antonio Francesco Leccisotti, risale al 2014 quando la corte d'appello di Potenza aveva smontato il provvedimento adottato nei suoi confronti. L'azienda lo aveva quindi reintegrato ma non aveva rinunciato al ricorso in cassazione, elencando una serie di precedenti provvedimenti disciplinari per dimostrare che fosse un recidivo. La suprema corta ha dato però ragione ai giudici dell'appello e quindi all'operaio. "Il non corretto espletamento della prestazione lavorativa - si legge nella sentenza - si motiva perché soltanto il giorno precedente era stato assegnato a quella postazione, sicché l'errore era ascrivibile alla scarsa esperienza del lavoratore".

C'èra poi la questione dell'infortunio non segnalato in maniera tempestiva. Ma anche questo andrebbe giustificato "in considerazione del fatto che l'evento [...] si era verificato a fine turno; che non avendo reperito il responsabile, il ricorrente si era recato in infermeria per farsi medicare, denunciando in detta sede l'infortunio; che il giorno successivo aveva trasmesso la documentazione medica rilasciata dal pronto soccorso dell'ospedale di Foggia". "L'unica mancanza che aveva rinvenuto positivo riscontro", secondo la Corte d'appello di Potenza, restava quindi quella sigaretta fumata sul posto di lavoro. "Sicché il provvedimento espulsivo non poteva ritenersi coerente con le previsioni contrattuali collettive che giustificavano il recesso intimato, palesandosi del tutto sproporzionato". Una tesi condivisa dalla Cassazione.

Carnevale aveva respinto la contestazione della

sigaretta, sostenendo che in fabbrica non ci sarebbero stati cartelli con l'indicazione delle sanzioni previste per la violazione del divieto di fumo. Ma la Cassazione ha giudicato la questione superflua.

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