Una specie di allucinato, balordo delitto d’onore. Dove l’onore, per soprammercato, e per il niente che vale, di fronte alla vita di una persona, non era neppure stato messo in discussione. Un delitto d’onore fuori registro ma non fuori contesto, visto che il contesto è quello di una Sicilia profonda, dove certi stilemi, rinnegati a parole sull’altare di una pretesa e mal digerita modernità riemergono a tradimento dagli abissi di certe anime nere come mostri assetati di sangue.
Sicché ora sappiamo che Vanessa Scialfa è stata ammazzata a vent’anni dal suo convivente,un disoccupato ( ma con comodo di cocaina) un fallito, un frustrato di 34 anni che all’alba di ieri mattina,dopo qualche sgangherato tentativo di depistare gli inquirenti ha confessato, finendo in carcere a Enna, che è il teatro dove va in scena questa tragedia, con l’accusadi omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. L’ergastolo, a occhio e croce. Una fine atroce, orribile, disgraziatissima e sommamente ingiusta, quella della povera Vanessa. Strangolata con il cavo di un lettore Dvd e poi soffocata conunfazzoletto imbevuto di candeggina.
Francesco Mario Lo Presti ( ma perché, Vanessa, mettersi con un energumeno di 15 anni più grande di te?) è l’assassino. E sapete che cosa ha scatenato la furia omicida di questo primate? Il fatto che in un momento di intimità, stando a quel che il tipo ha raccontato, Vanessa avrebbe pronunciato il nome di un suo ex fidanzatino. Ecco dunque come entra in scena l’onore, con quelle due «o» slargate, nella pronuncia, come si pensava di averle sentite per l’ultima volta in certi film degli anni Sessanta. Se sia vera, la storia raccontata da Lo Presti, e se la morte di Vanessa si debba imputare all’evocazione del nome di un altro «lui» (un lapsus? una provocazione?) che si materializza all’improvviso, non sappiamo, e non sapremo mai. Diciamo che è una circostanza verosimile che forse spiega l’innesco del dramma, ma certo non lo spiega. C’è una lite tra i due, questo è sicuro.
Vanessa e Francesco se ne dicono di tutti i colori. Finché lui-così racconterà nella confessione ai carabinieri - afferra una sua scatoletta e «tira» una striscia di cocaina. E quando vede Vanessa che si è rivestita e sta per uscire di casa, con l’intenzione di lasciarlo a sbollire i suoi furori le è addosso, la trascina sul letto, agguanta il cavo del lettore dvd che è sul comò e glielo attorciglia intorno al collo, tirando con tutte le sue forze. Poi, per non lasciare nulla al caso, per essere sicuro di averla ammazzata, cerca un fazzoletto, trova in bagno un flacone di candeggina, lo imbeve, e lo preme sul volto di quella ragazza che probabilmente è già morta. È il pomeriggio del 24 aprile.
L’assassino avvolge il cadavere della sventurata in un lenzuolo, lo trascina fuori dalla casa che avevano condiviso per qualche mese, lo carica in auto e lo getta da un cavalcavia vicino all’ex miniera di Pasquasia, sulla 117 per Caltanissetta. Poi fa la faccia del fidanzato preoccupato, e si dà da fare con i parenti e gli amici di Vanessa nelle ricerche, copione tristissimo e già visto. Intanto si mobilitano i social network, entra in scena«Chi l’ha visto?»,ma entrano in scena soprattuto la Polizia e i Carabinieri.
E per Francesco Lo Presti, una vita da primate, la va a ore. Così, quando vede che non ha vie di scampo, è lui stesso che accompagna gli inquirenti sul cavalcavia.
Al padre di lei, Giovanni, resta solo il rimpianto: «Non sono riuscito a proteggerla». Alla madre, invece, anche la sete di vendetta: «Quell’uomo dal carcere deve uscire in una bara. Se lo vedrò camminare per Enna, vivrò solo per ucciderlo io».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.