Migranti, caos a Ventimiglia: fuga dal centro accoglienza

Diversi immigrati sono fuggiti dopo l'annuncio di un trasferimento da una parrocchia ad un centro della Croce Rossa

Migranti, caos a Ventimiglia: fuga dal centro accoglienza

"Mandare donne e bambini laggiù? Ma perchè siamo neri? Allora bruciateli (rivolto ai neri, ndr), accendiamo un fuoco e facciamo un barbecue…". E' fuori dalla grazia di Dio; non vuole dire il suo nome, ma sicuramente ha le idee ben chiare. Lei è una delle giovani donne africane, che oggi hanno dovuto lasciare, assieme ad alcune famiglie con bambini, il centro di accoglienza allestito alla chiesa di Sant'Antonio delle Gianchette, a Ventimiglia, per trasferirsi al centro di accoglienza del Parco Roya, gestito dalla Croce Rossa, dove è stata allestita un'apposita area destinata ad accogliere minori non accompagnati e famiglie. L'idea di trasferirsi lontano dal centro, in un luogo dove è ancora più difficile tentare la fuga verso la Francia, ha scatenato il malcontento, tra chi fino a ieri poteva viveva in una sorta di "guesthouse", una pensioncina a conduzione familiare, ed oggi si ritrova in un centro di accoglienza che ospita più di cinquecento persone. A parlare, per tutti, è una donna africana che indignata dal fatto di dover trasferirsi, urla parole di odio razziale. "Allora bruciateli - arriva a dire, in una sorta di delirio autolesionistico - accendiamo un fuoco e facciamo un barbecue". Avete capito bene. E poi. "Meglio andare nel fiume che laggiù dove ci prendono le impronte", dichiarano altri. E sì, perchè sentendo odore di trasferimenti, molti degli stranieri presenti alle Gianchette hanno pensato bene di abbandonare la nave, prima che affondi. Già ieri sera, dei circa quaranta migranti ospiti della chiesa, molti hanno fatto le valigie e si sono allontanati. Alcuni hanno tentato di espatriare in Francia. Altri si sono spostati sul greto del vicino fiume Roya, in attesa di radunare le idee e decidere il da farsi. Alla fine, su quella corriera, questo pomeriggio, c'erano una dozzina di persone: in gran parte famiglie, con bambini piccoli al seguito. Ma don Rito, il parroco delle Gianchette, non molla e va avanti per la propria strada.

"Continueremo ad accoglierli, se busseranno alla nostra porta - afferma - perchè non siamo d'accordo con questi trasferimenti. Le donne, soprattutto, non devono stare in mezzo agli altri uomini del campo. Senza contare le difficoltà che incontreranno mamme e bambini a spostarsi verso il centro cittadino".

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