Migranti, il cardinale avverte: "Non tutto sulle spalle di un Paese"

La questione dei migranti africani continua a tenere banco. Il cardinale Parolin è tornato sul tema. La responsabilità della risoluzione del "problema migratorio" - ha detto il segretario di Stato - non può essere "gettata" sulle spalle di un solo paese

Il cardinale Parolin e Papa Francesco
Il cardinale Parolin e Papa Francesco

Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha parlato ancora di migranti e di accoglienza. Il porporato italiano, che già si era espresso sul caso di Aquarius, aveva detto che la questione, dal punto di vista giuridico, risultava essere complessa. Necessario studiare, insomma, prima di dichiarare qualcosa di definitivo. Per quanto un atteggiamento più aperto in materia d'immigrazione è da sempre considerato indispensabile per mantenere aperta la porta del dialogo con qualsiasi tipo di esecutivo e/o forza politica. Non deve venire meno, aveva detto di recente, la sensibilità umanitaria tipica del Belpaese.

Parolin è l'uomo che ha riportato la Chiesa cattolica al centro della geopolitica. Diplomatico di carriera, gli esteri sono tornati d'attualità in Vaticano da quando il nativo di Schiavon ha ripristinato quella che gli esperti di dottrina politica chiamano "Ostpolitik 2.0". Ma il cardinale ha un peso specifico anche in Italia, dov'è considerato a tutti gli effetti il numero due della Santa Sede dopo Papa Francesco.

Invitato alla riunione di Torino del gruppo Bilderberg, si dice che sia stato scelto come "ministro degli Esteri" da Bergoglio nonostante alcune opinioni provenienti dall'interno della Curia. Tra i due esiste una fiducia pressoché incondizionata. Per quanto dei giornalisti, nel corso di questi cinque anni di pontificato, abbiano ipotizzato l'esistenza di qualche contrasto anche sui migranti.

Dopo la cerimonia svoltasi per il centosessantesimo anniversario della Consacrazione dell'Apparizione nel Santuario di Barbana, come riportato da Vatican Insider, Parolin ha evidenziato come la "soluzione" in materia di gestione dei fenomeni migratori debba per forza essere "comune".Il segretario di Stato ha specificato come non sia possibile "...gettare soltanto sulle spalle di un Paese il peso e la responsabilità di risolvere di questo fenomeno: crediamo - ha detto - che ci possa essere una strada umana e solidale di affrontare questo problema". Poi il richiamo a risolvere la questione alla radice:"Il problema migratorio - ha aggiunto Parolin - è un'emergenza che dobbiamo affrontare e ormai un fenomeno strutturale, almeno fino a quando non si risolveranno i problemi dei Paesi di provenienza, come guerre, conflitti, miseria, fame, sottosviluppo".

Il cardinale ha comunicato ai giornalisti di aver "incontrato in questi giorni molti vescovi del Sahel e continuano a riferirci che la gente parte nonostante tutti i pericoli e i tanti appelli a restare. Se non si offrono opportunità concrete i giovani scappano".

Chiara, quindi, la posizione espressa sui migranti: la tutela del "diritto a non emigrare" passa dagli interventi in Africa. Altrimenti le partenze continueranno prescindendo da tutte le argomentazioni.

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